Ricordate tale Salvini che paragonava i richiami dell’Unione europea alle letterine di Babbo Natale? Ecco, ora da Babbo Natale sono andati loro del governo, o meglio ci hanno mandato uno di loro. E di corsa. E hanno chiesto un regalino, al Babbo Natale europeo: di essere risparmiati.
È così bastato che l’Unione europea facesse bu e questi uomini duri sono andati a fare marcia indietro. Ci hanno mandato Conte. Il premier pugliese chiede al capo della commissione europea, Juncker, di accettare una riduzione del deficit dal 2,4 per cento inizialmente prospettato al 2,04 per cento.
Ora ve la faranno passare per una lodevole iniziativa del governo. Ma non è così, non ci cascate. È stata una dimostrazione di incoerenza e di poche idee ma confuse, programmando una cosa irrealizzabile basata su proclami e debiti e incerte, molto incerte, speranze di ripartenza.
Ah, tanto per la chiarezza: passare dal 2,4 al 2,04 per cento di deficit significa impiegare otto miliardi di euro in meno per la collettività italiana (indovina su chi peseranno di più i tagli). Altro che numerini. Ma cosa si fa per mantenere la poltrona, anche rimangiarsi i solenni proclami. Questi non sono come gli altri, sono peggiori. Perché vi hanno fatto credere di essere migliori. E quello che vuole il mandato da 60 milioni di italiani per trattare con l’Europa, ha mostrato proprio con questo dietrofront quanto meriti tale mandato.
E l’altro? “Tornare indietro da quel 2.4 significa dire agli italiani non andate più in pensione, non vi alziamo le pensioni minime, non risarciamo i truffati delle banche e non facciamo più il reddito di cittadinanza” (2 ottobre 2018, Luigi Di Maio). È bastata un’alzata di voce e si sono rimangiati i proclami. L’Italia è governata da questa gente.