Secondo la querela, l’uomo oggi 37enne aveva minacciato l’agente della riscossione e lo aveva offeso dandogli dell’inbroglione millantatore. Fatti contestati risalenti a sette anni fa, a Fasano. In primo grado l’ingiuria e le minacce costarono una condanna all’uomo. In appello a Brindisi, caduta (perché non più fattispecie di reato) quell’ingiuria è però stata riconosciuta la minaccia. Nello specifico, quella di farla pagare, e di prendere “a calci nel culo”, l’agente della riscossione, tutelato in giudizio dall’avvocato Enrico Pellegrini. Quattro mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione) e 1500 euro per le spese del grado di giudizio in favore della parte civile, la condanna di secondo grado. Altri 5500 euro complessivi costituivano (oltre ad accessori) la parte pecuniaria della condanna di primo grado. La,Cassazione, infine, ha dichiarato ieri inammissibile il ricorso dei legali del 37enne.