Di Debora Notarnicola:
“Una soddisfazione personale aver chiuso questa vicenda giudiziaria nel migliore dei modi. La mia assistita, come gli altri otto indagati, non dovrà risarcire il Comune di Taranto. Quel che è più importante: il reato non è configurabile, perché non vi è prova del danno”.
A parlare è l’avvocato Pietro Relleva, difensore dell’ex primo cittadino di Taranto, Rossana Dibello, quando sembra essere ormai archiviata la questione relativa al falso in bilancio al Comune di Taranto, che vedeva in tutto nove soggetti sul banco degli imputati. Oltre all’allora sindaco, il suo vice, Michele Tucci, Luigi Lubelli, dirigente Risorse Finanziare, e sei componenti del Collegio dei Revisori, Eugenia Carelli, Mauro Ingrosso, Carlo Aprile, Vincenzina Cilio, Osvaldo Negro e Cosimo Orlando.
Giova riepilogare i vari momenti: ad una prima sentenza di condanna per tutti, nel 2008, fece seguito l’assoluzione in secondo grado, due anni dopo. Poi la Corte di Cassazione rivide la sentenza; venne rilevato un difetto di motivazione e si rinviò alla Corte d’Appello di Lecce per il riesame. Venne dunque dichiarata la prescrizione sul reato, confermate invece le sanzioni civili e quindi l’obbligo di risarcire le parti civili.
Dal nuovo processo per valutare le prove del penale risulta che non ci fu l’intenzione di nascondere i debiti, rigettata di conseguenza la domanda di risarcimento dell’Ente, difeso dall’avvocato Stefano Caffio. Tra i legali degli imputati, oltre Relleva, anche Franco De Feis e Attilio Sebastio.
“Ripristinato finalmente l’equilibrio. Vorrei aggiungere che Rossana Dibello è stata coinvolta in ben 14 processi, sempre assolta o prosciolta.”
Come potrebbe rispondere il Comune di fronte a questa sentenza?
“L’Ente ha 60 giorni per presentare ricorso, ma non mi aspetto che lo faccia”.
Quanto ai tempi necessari per la definizione della questione?
“Veloci direi, se si pensa che siamo in Italia.”