di Angela Maria Centrone
Questa settimana l’eroe è una nuova serie interamente in lingua yiddish che, oltre ad offrire uno spaccato interessantissimo sulla cultura ultra-ortodossa, è necessario guardare in questo momento storico di incertezza e inaridimento.
Disponibile sulla piattaforma Netflix dallo scorso 26 marzo, la miniserie Unorthodox è un piccolo gioiellino da guardare assolutamente in questo periodo tremendamente delicato per l’umanità.
Creata da Anna Winger e Alexa Karolinski, che si sono ispirate all’omonima autobiografia di Deborah Feldman per trarre questa sceneggiatura – davvero significativa – la quale racconta, appunto, la fuga verso Berlino della 19enne Esty da una comunità ultra-ortodossa chassidica di Williamsburg a New York.
Si potrebbe pensare all’ennesima storia di denuncia delle aberrazioni inflitte alle donne in nome di una fede religiosa. Sì, è anche questo, se ne parla, ma non solo. Quel che potentemente traspare dall’educazione imposta alla giovane protagonista è che il mondo esterno alla comunità è malvagio. I ricordi della Shoa, così come il resto dei patimenti sofferti dal popolo ebraico nella storia, sono così vivi da cristallizzare la comunità in un tempo indefinito e contemporaneamente atti a blindarli in una realtà distorta.
La memoria storica diviene strumento di terrore e non chiave di una nuova consapevolezza.
Berlino agli occhi di Esty Shapiro, al principio, non è una città multiculturale e libera, ma un cimitero nel quale muoversi in punta di piedi per non offendere le anime dell’olocausto. E solo un bagno catartico nel lago, “che è solo un lago”, le farà comprendere che le ferite non appartengono ai luoghi, che siamo noi a dare valore ai simboli e che la fiducia negli altri, nel maggior parte dei casi, è ripagata.
La regia iconica è di Maria Schrader e ad interpretare intensamente Etsy è Shira Haas (di cui sicuramente sentiremo parlare ancora). Un piccolo progetto al femminile, insomma, che però non tratta solo l’emancipazione delle donne, ma di tutti noi come essere umani.