Di seguito un comunicato diffuso dal policlinico Riuniti di Foggia:
C’è una luce in fondo al tunnel e le numerose testimonianze rilasciate dai pazienti Covid guariti e dimessi nelle ultime settimane dal Policlinico Riuniti di Foggia rappresentano un segnale di speranza per tutti noi e soprattutto per i tanti che ancora lottano per vincere la loro battaglia. Il Coronavirus è un nemico che può essere sconfitto!
Oltre 100 il numero totale dei pazienti guariti al Policlinico Riuniti di Foggia, al cui risultato hanno contribuito la Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio universitaria diretta dalla prof.ssa Maria Pia Foschino, la Struttura di Anestesia e Rianimazione universitaria diretta dalla prof.ssa Gilda Cinnella e la Struttura di Malattie Infettive universitaria diretta dalla prof.ssa Teresa Santantonio.
Solo all’Ospedale D’Avanzo, convertito in tempi record in Ospedale Covid con tre reparti riservati a pazienti in condizioni cliniche più gravi e due reparti per i pazienti che hanno superato la fase acuta, ad oggi il numero dei dimessi guariti (56) ha superato quello dei pazienti attualmente ricoverati (54) dall’inizio dell’emergenza.
E poi ci sono i pazienti ricoverati nei due accoglienti reparti di post acuzie già guariti clinicamente e dimissibili a breve e i tanti guariti presso il proprio domicilio. Si sta assistendo, dunque, ad un trend di guarigione che viene confermato anche nella fase acuta della malattia.
<I pazienti che vincono la loro battaglia e tornano a casa guariti sono un messaggio di speranza che ci ripaga di tutti gli sforzi che si stanno facendo – ha dichiarato il direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli. E’ stato un periodo difficile e molto impegnativo sotto tutti i punti di vista. E perché la battaglia di un paziente diventi una vittoria, c’è stato bisogno non solo di tutte le competenze possibili rispetto a questa malattia dalle tante sfaccettature, ma anche dell’umanità, incoraggiamento, ascolto e della grande dedizione di tutto il personale sanitario che ringrazio. Ribadisco l’invito a rispettare le regole. Solo così potremo vincere tutti insieme questa importante partita>.
Buone notizie, quindi, che sono un raggio di luce in questi giorni così bui. Persone che hanno vinto la loro battaglia e che hanno raccontato la loro storia.
A fine marzo la signora Annalisa, appassionata di scrittura, viene dimessa dal D’Avanzo dopo due settimane di ricovero. Ha condiviso la triste sorte della malattia e del ricovero con la sorella. Entrambe, durante la degenza, hanno tradotto in parole le rispettive storie.
<In apnea fendevo l’aria con le braccia sperando in una risalita, invece a sorreggermi c’erano solo le braccia di mio marito. Una corsa verso l’ospedale e finalmente l’ossigeno, il respiro>. Così Annalisa descrive i momenti più drammatici della sua vicenda. Con il miglioramento dei sintomi e il proseguire della degenza, però, si fa sempre più strada un sentimento di ottimismo, di speranza. Annalisa parla di ‘bellezza’, di ‘sorrisi’, di ‘resilienza’ e di ‘infinita tenerezza’ tanto da scrivere, a conclusione della sua lettera, di ‘abitare un luogo, anche un letto di ospedale, come il posto dove poter sorridere alla vita’. Nel giorno della dimissione, Annalisa condivide con il personale dell’ospedale le sue parole di gratitudine: ‘A voi che operate nel tempo e nello spazio della sofferenza per lavoro, per passione, per missione, per amore, dico GRAZIE’.
<In apnea fendevo l’aria con le braccia sperando in una risalita, invece a sorreggermi c’erano solo le braccia di mio marito. Una corsa verso l’ospedale e finalmente l’ossigeno, il respiro>. Così Annalisa descrive i momenti più drammatici della sua vicenda. Con il miglioramento dei sintomi e il proseguire della degenza, però, si fa sempre più strada un sentimento di ottimismo, di speranza. Annalisa parla di ‘bellezza’, di ‘sorrisi’, di ‘resilienza’ e di ‘infinita tenerezza’ tanto da scrivere, a conclusione della sua lettera, di ‘abitare un luogo, anche un letto di ospedale, come il posto dove poter sorridere alla vita’. Nel giorno della dimissione, Annalisa condivide con il personale dell’ospedale le sue parole di gratitudine: ‘A voi che operate nel tempo e nello spazio della sofferenza per lavoro, per passione, per missione, per amore, dico GRAZIE’.
Un altro paziente preferisce restare nell’anonimato, ma è commovente la sua testimonianza: ‘Quando andrò via certamente piangerò. Sarà un pianto dettato dal cuore, di riconoscenza verso tutti. Per l’abnegazione e per il senso del dovere rispetto a chi soffre. Gli operatori sanitari sono angeli, egregiamente organizzati nelle strutture sanitarie. Quando l’ambulanza, quella notte tremenda, mi ha portato via avevo una saturazione a 63. Ho detto ai miei <forse non torno più e voi dovete essere forti>. Grazie a voi, invece, tornerò a stringerli tra le braccia. Tornerò ad assaporare il dono più bello di Dio: la vita’
<Le parole di gratitudine e di apprezzamento dei pazienti ci regalano la forza e le energie necessarie per continuare con impegno e passione il nostro lavoro quotidiano – spiega la prof.ssa Maria Pia Foschino, direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio universitaria e del Dipartimento di Medicina Specialistica –: questa terribile pandemia è un’esperienza professionale mai vissuta prima per la variabilità della presentazione clinica, per i livelli di gravità, per la diversa risposta ai farmaci che richiedono sicuramente competenza e continui e quotidiani aggiornamenti. Questa emergenza è anche una esperienza umana veramente unica. Abbiamo condiviso con i pazienti paure e preoccupazioni, ma anche passione e grande volontà ad impegnarci per un orizzonte comune: combattere questa battaglia tutti insieme e in piena sinergia! E se in qualche maniera siamo riusciti ad alleviare la solitudine, il sentimento di isolamento, la paura, la preoccupazione di chi affida a noi la cura della propria sofferenza, allora vuol dire che stiamo sulla buona strada per vincere questa battaglia>.
Anche lo stimato docente universitario, il prof. Aldo Ligustro, ricoverato presso l’ospedale D’Avanzo per circa venti giorni, ha voluto pubblicamente ringraziare con una lettera aperta il direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli, la prof.ssa Maria Pia Foschino, il prof. Donato Lacedonia e l’intero staff, ricordandone con attenzione e sensibilità ogni componente. Scrive in modo accorato: ‘ringrazio tutto il meraviglioso staff medico e sanitario dell’ospedale D’Avanzo dove si è svolta la fase più difficile di questa mia vicenda. La prof.ssa Foschino e il suo staff sono stati semplicemente meravigliosi nel rapporto con i pazienti e non intendo riferirmi solo al mio caso, ma ad ogni singolo paziente. La loro costante premura nell’informarci sul nostro stato di salute, nel sostenerci e incoraggiarci moralmente e psicologicamente è stato, ne sono certo, un preziosissimo elemento di successo delle cure mediche. Ringrazio quel piccolo esercito di infermiere e infermieri, di OSS, e anche il personale delle pulizie la cui apparizione, quali strani angeli in tenuta spaziale (da coronavirus) rappresentava un importantissimo contatto con il mondo esterno e un momento di intensa umanità. Con ciò voglio sottolineare la mia meraviglia nel riscontrare in persone che svolgono un lavoro così duro, pericoloso, con turni massacranti, gaiezza, trasporto, vicinanza, solidarietà: balsami straordinariamente benefici nelle condizioni di fragilità e apprensione di tutti i pazienti’.
E non da ultimo il sig. Luigi, uomo dalla grande fede e al tempo stesso dalla grande vivacità, che è riuscito a guadagnarsi l’affetto dell’intero staff. Finalmente ritornato all’agognata casa e riunito alla cara moglie scrive: ‘ringrazio il personale sanitario tutto per le cure mediche prestate e per l’amore nutrito nei confronti degli ammalati. Insieme alle indispensabili medicine che mi hanno salvato, l’amore mi ha aiutato a guarire. Chi soffre ne ha tanto bisogno’.
<Questi giorni ci hanno messo tutti un po’ alla prova, come cittadini costretti a rispettare le norme di isolamento, come medici perché abbiamo stravolto le nostre abitudini e cambiato il nostro modo di lavorare – conclude il prof. Donato Lacedonia, prof. associato della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio universitaria. Non è stato facile per nessuno. Ma questi giorni sono stati anche l’occasione per tirare fuori il meglio da ognuno di noi, fare squadra per affrontare insieme un nemico comune. Insomma, il Covid ci ha stimolato a combattere per non essere travolti. La fase -2 deve partire dai pazienti dimessi e dai loro messaggi di speranza e di ringraziamento che ci hanno insegnato che il virus si può sconfiggere con la scienza e l’umanità nel nostro lavoro quotidiano’.