Di Pietro Andrea Annicelli:
L’annuncio della Lega di voler candidare alla presidenza della Regione Trifone Altieri, detto Nuccio, ha ottenuto tre prevedibili effetti politici: dividere il Centrodestra, rompere la Lega stessa, rilanciare le quotazioni di Michele Emiliano.
Il 2 marzo scorso, cioè due giorni prima del lockdown in Italia, un sondaggio commissionato dal Partito Democratico attribuiva all’attuale governatore quindici punti percentuali in meno di Raffaele Fitto: 32,7% a 47,8%. La coalizione che sostiene il premier Giuseppe Conte candidava alla presidenza della Puglia, oltre allo stesso Emiliano legittimato dalle primarie del Centrosinistra, il ministro Teresa Bellanova (Italia Viva) e la consigliera regionale Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle). Nelle intenzioni di voto, l’unità del Centrodestra faceva la differenza.
Michelone ha riguadagnato consensi dal contrasto al coronavirus, condotto con determinazione e sagacia. Gli ha anche giovato, in termini di sovraesposizione mediatica, la tregua politica che Fitto gli ha lealmente garantito. La fuga in avanti leghista, se effettivamente il Centrodestra andasse alle elezioni a settembre con due candidati presidente, potrebbe essere l’assist decisivo per completare la rimonta.
La volontà della Lega di avere un presidente di regione meridionale per accreditarsi come partito nazionale e non, come in effetti è, il partito degli interessi nordisti, si mescola in Puglia alla resa dei conti tra fittiani e antifittiani. Nuccio Altieri da Conversano è socio d’una cooperativa di Rutigliano che produce funghi e presiede l’Invimit, società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia che dismette il patrimonio immobiliare dello Stato. Per due volte non è stato eletto alla Camera, ma nella precedente legislatura è finito ugualmente a Montecitorio al posto del deputato eletto, trasferito ad altro incarico. Abbandona Forza Italia nel 2015 insieme a Fitto per costituire i Conservatori e Riformisti. Due anni dopo, inizia il suo percorso leghista.
In un mondo in cui si rispettino i patti, Fratelli d’Italia avrebbe ragione e la Lega torto. Il loro accordo aveva infatti previsto, in autunno, il leghista Raffaele Volpi alla presidenza del Copasir e a Fratelli d’Italia l’onere di sfidare Emiliano nella regione che fu di Pinuccio Tatarella. È stata la Lega ad accarezzare l’idea di prendersi il dito con tutta la mano. Ma Giorgia Meloni, ottenuta la disponibilità a candidarsi di Fitto, inizialmente riluttante, non è una che si faccia intimidire da un Salvini laqualunque. Né l’eurodeputato, che ha governato la Puglia dal 2000 al 2005 dopo l’esperienza di suo padre Salvatore dal 1985 al tragico incidente d’auto di tre anni dopo, può essere considerato un candidato presidente come un altro.
Altieri, celebrato dal segretario regionale leghista Luigi D’Eramo come «il miglior candidato» per interpretare un non meglio identificato progetto politico che assume contorni inquietanti quando accenna a un «modello amministrativo della Lega» per lo sviluppo della Puglia (capiamoci: quello veneto di Luca Zaia o lombardo di Attilio Fontana?), è stato subito infilzato da Andrea Caroppo, europarlamentare leghista salentino: «Non è autorevole, riconoscibile e nemmeno espressione della società civile». Non è chiaro se l’azzardo di candidarlo sia tutto pugliese o della Lega nazionale. Nel primo caso, Salvini rischia di pagare colpe altrui. Nel secondo, la mossa può essere ancora più esiziale: minaccerebbe la tenuta già fragile del Centrodestra.
In Puglia la Lega non è coesa, come nel nord Italia, dal populismo esasperato, dalla militanza storica e dalla ragnatela degli interessi territoriali. È piuttosto un’armata improbabile con tanti capitani di ventura ognuno con i suoi clientes, di solito rinvenienti da precedenti esperienze politiche e saltati sul Carroccio con i loro sogni di gloria. Vedersi riproporre, per molti di loro (Roberto Marti, Gianfranco Chiarelli, lo stesso Altieri), la candidatura del loro leader ripudiato, è un’ironia della sorte che li ricaccia indietro. Ecco quindi la scommessa su Altieri, giovane e ambizioso, sperando in un colpo di fortuna ma ben sapendo che Emiliano lo surclassa.
Fabrizio Tatarella, che si occupa della Fondazione intitolata al padre Salvatore e allo zio Pinuccio, ha osservato che la riproposizione della divisione del Centrodestra alle regionali di cinque anni fa, con Altieri al posto di Adriana Poli Bortone, Fitto, o chi per lui, di Francesco Schittulli, appare inesorabilmente perdente. Volete paragonare il consenso per Altieri a quello per la Poli Bortone? Non regge neppure se gli fate indossare la maglia della Juventus e gli fate credere di essere Cristiano Ronaldo.
Attualmente i rilevamenti danno la Lega in Italia al 26,4% (sondaggio AGI/Youtrend). È l’unica forza che perde punti da settimane: l’8% circa dalle europee. Se quel 34,3% di un anno fa fosse restato, il Centrodestra, ora al 47,4% (Fratelli d’Italia 14,3%, Forza Italia 6,7%), avrebbe la maggioranza assoluta dei consensi. Ma in tempo di crisi non attirano più gli immigrati come facile bersaglio d’isterie xenofobe, l’ostensione del Rosario con il Crocifisso retto al contrario, il mojito e le cubiste del Papeete Beach. E Salvini, che da un po’ mantiene un profilo basso esibendo un look impiegatizio con giacca, cravatta e occhiali, deve guardarsi dalla fronda interna di chi vuol portare la Lega su posizioni meno radicali preferendo leader più concreti e meno parolai.
Fratelli d’Italia, in ascesa nell’area di centrodestra, rieleggendo Fitto vent’anni dopo riporterebbe un potenziale protagonista al centro della politica nazionale e diverrebbe un competitor temibile per il primato nel Centrodestra, o quel che ne sarà. Il partito della Meloni è accreditato, a differenza della Lega, presso il conservatorismo internazionale. Non è quindi peregrino immaginare un’evoluzione funzionale a una futura area di Centrodestra sovranista moderato che escluda la parte più oltranzista della Lega. Perciò Salvini, qualunque cosa faccia oggi in Puglia, rischia d’infilarsi in un vicolo cieco.
Se il Centrodestra andrà diviso alle regionali, non soltanto Emiliano potrà essere verosimilmente riconfermato, ma la Lega, fratturata dall’interno, rischierà il sorpasso da Fratelli d’Italia. Se alla fine sarà candidato Fitto, quel governatore meridionale indispensabile per spacciarsi come partito nazionale la Lega se lo dovrà sognare. E se l’ex ragazzo di Maglie vincesse, andrebbe in fumo il proposito leghista di sfondare a sud dell’Ofanto, condannando Marti e i suoi a fare gli eterni gregari: altro che primo partito della Puglia!
Osservando da lontano questo ginepraio, Emiliano se la ride rinfrancato. Lo aspettava un durissimo confronto in salita con Fitto. Dovesse arrivare quello con Altieri, il confronto si sposterebbe dai programmi e dalle competenze a un sovranismo metafisico, la pugliesità, dove Michelone non teme rivali. Dopo tutto, con buona pace di Salvini e dei suoi, l’unico vero leghista della Puglia è lui.