Il decreto del governo che, nella riforma della pubblica amministrazione, prevede anche la soppressione delle sedi decentrate dei tribunali amministrativi regionali, domani andrà alla firma del presidente della Repubblica.
A Lecce è un misto di paura, speranze e prospettiva di una protesta. Paura perché in caso di mancato stralcio di alcune posizioni entro domani, il tar di Lecce sarà chiuso. Speranza perché le indiscrezioni della vigilia parlano di un salvataggio di Lecce e Catania. Prospettiva di una protesta perché l’intero Salento, in caso di soppressione, si mobiliterebbe. Il tar di Lecce è competente per le province di Brindisi, Lecce e Taranto.
Lecce e Catania, che sono anche sedi di corte d’appello, forse sfuggiranno alla mannaia in quanto le rispettive sezioni di tribunali amministrativi regionali hanno una mole di lavoro elevatissima, anche più delle sedi centralli, per Puglia e Sicilia, rispettivamente a Bari e Palermo. Questa sarebbe la motivazione in grado di essere prese in esame nelle ore immediatamente precedenti la firma di Napolitano.
Nel territorio salentino si fa anche rilevare che il tar di Bari ha risultati minori, in termini di provvedimenti presi, rispetto alla sezione leccese e che l’accentramento non avrebbe alcun beneficio neanche in termini economici, data la conformazione della Puglia, nel caso tutti dovessero fare capo a Bari. Inoltre, sostengono da Lecce, la sede del tar costa un affitto annuo di 25mila euro, non esattamente uno spreco per il tipo di attività istituzionale che si svolge.
Poche ore e si saprà se tutto ciò possa convincere a tenere in vita il tar di Lecce che, una volta tanto, non emette una sentenza ma la attende. Una volta fondamentale.