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Festival della Valle d’Itria, stasera la conclusione dell’edizione 2020 con “Arianna a Nasso” di Richard Strauss Remigio e Pratt interpretazioni imperdibili. Sul podio l'eleganza di Fabio Luisi

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di Angela Maria Centrone

Si conclude oggi il 46° Festival della Valle d’Itria di Martina Franca: un’edizione particolare che ha visto ingressi contingentati, tempi – sia di produzione che di esecuzione – più ristretti, mascherine e misurazione della temperatura, nonché l’arrivo della web tv della Fondazione Paolo Grassi, che ha permesso di partecipare agli appuntamenti consueti di approfondimento sulle tematiche del Festival online e anche di guardare gli spettacoli in diretta streaming.

Quest’anno la messa in scena del Festival stesso, a causa della pandemia, era stata messa in discussione. Nei mesi del lockdown, quando ancora il numero dei contagi e dei ricoverati in terapia intensiva in Italia era altissimo, il mondo dello spettacolo dal vivo – dal teatro alla lirica al pop – era completamente immerso nell’incertezza. Da questo sentimento di abbandono e isolamento è derivato il tema del programma di quest’edizione del Festival della Valle d’Itria, imperniato interamente sul mito di Arianna. 

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46° Festival della Valle d’Itria – Arianna a Nasso (Foto di Clarissa Lapolla)

La storia di Arianna che aiutò Teseo ad uscire dal labirinto del Minotauro è nota, così come l’abbandono di cui fu vittima la sventurate da parte dell’eroe, lasciata sola e disperata nell’impervia isola di Nasso fino all’arrivo del dio Dioniso che la sposò e la portò via con sé.

Nella riorganizzazione e seconda stesura di quello che sarebbe stato il programma del Festival di quest’anno, il mito di Arianna acquista un significato notevole: nella totale perdita di certezze e abbracci è nell’arte, rappresentata da Dioniso, che possiamo ritrovare un conforto e il senso dell’esistenza.

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Antonacci – Seinovecento
(Foto di Clarissa Lapolla)

L’archetipo di Arianna è stato declinato in innumerevoli versioni e interpretazioni, tanto da offrire una consistente antologia sulla quale è stato articolato questo 46° Festival. Infatti nell’ultimo dei grandi concerti a Palazzo Ducale, lo scorso 31 luglio, ovvero Seinovecento, che ha visto protagonista Anna Caterina Antonacci, alla quale è stato conferito il premio Bacco dei Borboni 2020, in un esibizione memorabile con un repertorio che spaziava da Monteverdi a Poulenc, accompagnata prima dall’Orchestra Cremona Antiqua di Antonio Greco e dopo dal pianoforte di Francesco Libetta, in un viaggio temporale, musicale e d’amore. Su insistente richiesta della platea entusiasta Antonacci e Libetta si sono infine esibiti in un’intensa Habanera dalla Carmen di Bizet.

Non sono mancati i concerti diffusi, che quest’anno si sono dipanati proprio come il filo di una matassa tra il centro storico della bella Martina Franca, alcune suggestive masserie della Murgia e, per la prima volta, a completare il trittico di un’isola simbolica, il Festival ha annoverato due concerti sul mare, uno alla Fondazione Pino Pascali di Polignano e l’altro al Castello Aragonese di Taranto.

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Bellocchio e Putignano in Omaggio a Martina Franca (Foto di Clarissa Lapolla)

Una menzione merita l’Omaggio a Martina Franca, lo scorso 27 luglio, una serie di spettacoli tra i chiostri e le chiese della città del Festival, dal pomeriggio alla sera, divisi in cinque tappe magiche e coinvolgenti, una vera immersione in quella che è l’anima del Festival della Valle d’Itria. In particolare, di notevole pregio è stata la prima tappa nel Chiostro di San Domenico: una lettura scenica dal Carme LXIV di Catullo e dalla “Epistola X” delle Eroidi di Ovidio su drammaturgia di Michele Balistreri, interpretata egregiamente da due attori nostrani, Sara Putignano e Marco Bellocchio, seguita poi da un delizioso concerto di musica rinascimentale. 

Stasera la conclusione di questa singolare, quanto necessaria per lo spirito, edizione del Festival della Valle d’Itria con l’opera Arianna a Nasso di Richard Strauss, nella versione del 1912, diretta da Fabio Luisi, per la regia di Walter Pagliaro, mentre i costumi incantevoli sono di Giuseppe Palella (Premio Abbiati 2019). Carmela Remigio (Arianna) e Jessica Pratt (Zerbinetta) sono magistrali. Uno spettacolo assolutamente da non perdere.

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