L’altro giorno l’attore e regista Carlo Verdone ha detto (testuale) che il politicamente corretto ha rotto. Nel politicamente corretto mettiamoci, per quanto ci riguarda, un atteggiamento di educazione male interpretata nei confronti di razzisti, negazionisti e altri del genere.
Ora, che ci sia un problema legato alle migrazioni non è ovviamente una cosa da sottovalutare. Ma l’odio nei confronti dei migranti è una vergogna. Oggi è accaduto questo: al largo del crotonese è esplosa un’imbarcazione con a bordo migranti. Possibili vittime, una situazione attive. Nelle prime quattro ore dalla diffusione della notizia l’Ansa ha registrato quasi duemila reazioni nel profilo social. Si notino le emoticon. Uno su dieci ha riso. Di una tragedia. Ecco, poiché il politically correct, stando a Verdone, ha rotto, diciamo che chiunque abbia messo emoticon di risata o comunque manifestante odio, fa schifo. La comunità davvero vuole essere trascinata da questi haters nel vortice dell’odio? O è forse arrivato il momento di dire, sul serio, basta? E laddove ci siano profili di reati, inquirenti e investigatori devono fare con rigore ciò che prevede la legge.
Dal lato penale, la legge sanziona con la reclusione sino a un anno e sei mesi chiunque divulghi idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, oppure istighi a compiere o compia atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (L. n. 9 ottobre 1967, n. 962).
Quello che rende punibile la discriminazione xenofoba, sia nella forma di razzismo sia in quella di odio razziale, è la propaganda, non l’offesa rivolta allo straniero.
Con “propaganda” s’intende quell’attività rivolta a manifestare pubblicamente le personali convinzioni con fine di condizionare l’opinione pubblica e modificare le idee e i comportamenti dei destinatari. (stralcio dell’articolo pubblicato su diritto.it da Alessandra Concas, referente Aree Diritto Civile, Commerciale e Fallimentare e Diritto di Famiglia)