Non è che uno si cresce i capelli, si toglie la giacca e va in giro in camicia, e cambia i suoi contenuti. Non ha funzionato.
I pugliesi si sono ricordati di Raffaele Fitto presidente della Regione 2000-2005 e, dopo avergli preferito Nichi Vendola quindici anni fa, lo hanno bocciato pure stavolta. Ma hanno ricacciato indietro anche la coalizione fatta dei toni sempre un po’rabbiosi della Meloni e delle frasi ad effetto di Salvini che ormai non fanno più effetto quasi a nessuno, dette poi da uno per il quale i meridionali, fino a qualche anno fa, erano nullafacenti schifosi e colerosi. Cosa pretendesse, tutta questa gente, dall’orgoglioso elettorato pugliese, mistero. La coalizione di centrodestra ha sbagliato i modi e il candidato presidente. Che ha preso meno voti rispetto alla coalizione mentre Michele Emiliano ne ha presi quasi il dieci per cento in più della sua.
La gente pugliese, che con Emiliano non aveva alcuna intenzione di essere tenera alle elezioni, si è ritrovata a difendere strenuamente il suo presidente della Regione perché il principale avversario era il più sgradito che potesse essere messo in campo. Il centrodestra della Puglia non ha avuto neanche stavolta un’idea nuova da proporre, sapeva un po’di muffa, e così va a farsi cinque anni di opposizione. Altra muffa per cinque anni, insieme al movimento 5 stelle in cui la Laricchia è stata bocciata.
Altri cinque anni. Con un terrore già ben chiaro, dalle parti del centrodestra: farsi all’opposizione pure gli altri dieci anni successivi perché per il dopo Emiliano il centrosinistra ha già pronto Antonio Decaro. Sempre che nel frattempo, dalle parti del Nazareno non si accorgano che il sindaco di Bari ha tutto per essere un leader di governo nazionale e non “solo” regionale.