Di seguito un comunicato diffuso dalla Regione Puglia:
Lo scorso 17 marzo 2021, attraverso una comunicazione programmatica alla Giunta regionale, è stato presentato in Puglia il Documento di indirizzo per una strategia regionale per il contrasto alla povertà educativa frutto del tavolo interassessorile promosso dagli Assessori Sebastiano Leo, Rosa Barone e Massimo Bray e coordinato dalla consigliera politica del Presidente Michele Emiliano, on. Titti De Simone, per elaborare un programma sistemico e integrato fra diverse policy. Il documento infatti, tenendo conto di una programmazione strategica capace di mettere a sistema obiettivi operativi e risorse finanziarie derivante dei cicli di programmazione dei fondi europei e nazionali, prevede un programma di interventi pluriennale che punta al potenziamento dell’offerta degli asili nido e del tempo scuola, dei servizi socioeducativi e delle opportunità culturali.
Nel confronto continuativo di questo lavoro con i gruppi consiliari, ieri mattina il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato la mozione presentata dalla Consigliera Debora Ciliento per il Partito Democratico, che oltre all’impegno di sostenere il documento di Strategia con risorse finanziarie derivanti dalla nuova programmazione, stabilisce l’istituzione dell’Osservatorio regionale per i Minori nell’ambito della lotta alle povertà educative, del contrasto alla dispersione scolastica e della promozione di interventi a sostegno del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.
La povertà educativa è la privazione, per i bambini e gli adolescenti, dell’opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni (Save the Children, 2014). Povertà educativa e povertà economica si alimentano a vicenda, i bambini e i ragazzi si trovano al centro di carenze educative a causa del contesto familiare e socioeconomico in cui vivono: alla fragilità economica e materiale del nucleo familiare si somma la debolezza e la frammentazione dell’offerta di servizi dell’istruzione. È bene sottolineare però che la povertà educativa non è presente solo in contesti urbani degradati o a forte rischio di marginalità sociale, ma in tutti quei contesti, anche di agio, in cui i bambini/e e i ragazzi/e non possono contare su un patto educativo di comunità senza possibilità di conciliazione vita-lavoro con l’accesso ad una filiera integrata di servizi.
“Accolgo con favore la mozione presentata della collega Ciliento e dal partito democratico – ha dichiarato l’Assessore Regionale all’Istruzione Sebastiano Leo – perché riporta al centro del dibattito politico un tema di fondamentale importanza a cui ho assegnato la massima priorità fino alla fine di questi 5 anni, ovvero quella della lotta alle povertà educative e alla dispersione scolastica”. “Il fulcro della strategia regionale che stiamo disegnando – ha continuato Leo – pone al centro di tutti gli interventi la scuola per costruire comunità solidali, per assicurare maggiori opportunità formative alle generazioni future, per creare condizioni di benessere diffuso, per garantire pari dignità di vita e di lavoro delle donne e degli uomini di Puglia, anche alla luce dell’esperienza pandemica. L’obiettivo è traghettare l’attuale sistema scolastico pugliese verso una proposta integrata di offerta educativa, socio-educativa, scolastica e culturale all’interno di una visione unica, ma al contempo ricca di opportunità perché articolata in base alle caratteristiche delle comunità e dei territori. Contrastare la povertà educativa dei bambini/e e dei ragazzi/e vuol dire creare le giuste basi per ridurre la povertà economica degli adulti di domani, è un investimento per le nuove generazioni anche per l’identità culturale delle comunità di oggi perché sapere è potere”.
“Condivido il contenuto della mozione e ringrazio i sottoscrittori – ha dichiarato l’Assessore Regionale al Welfare Rosa Barone – poiché l’iniziativa dimostra l’attenzione dei consiglieri su un tema a me caro e su cui sto lavorando insieme agli altri assessori per una strategia regionale che veda in sinergia i vari settori coinvolti. Anche la creazione di un Osservatorio dei minori è in linea con l’approccio del governo regionale, che ha quale presupposto la partecipazione ed il coinvolgimento delle diverse istituzioni pubbliche e private che si occupano di bambini e ragazzi. I primi anni di vita, dalla nascita fino all’età dell’obbligo scolastico, sono un periodo cruciale per lo sviluppo dei bambini, per questa ragione i servizi formali di assistenza ed educazione per la prima infanzia sono diritti fondamentali dei bambini ed è necessario prenderli in considerazione quando si definisce e si misura la povertà e l’esclusione sociale dei bambini. Occorre quindi rafforzare i servizi del sistema dell’istruzione con particolare attenzione all’estensione del tempo prolungato nella scuola di prima infanzia e il potenziamento dei servizi dei cicli 0- 6 anni. L’accesso a un’educazione di qualità è una condizione necessaria ma non sufficiente per spezzare i vincoli della povertà. Per liberare il futuro dei bambini è fondamentale operare allo stesso tempo e in modo deciso alla riduzione dei divari economici delle famiglie: l’eliminazione della povertà assoluta dei minori è, infatti, una precondizione dello sviluppo educativo e culturale. Se i paesi europei non riescono ad agire adesso per raggiungere quei bambini e giovani che sono rimasti più indietro, rischiano di esacerbare ulteriormente le disparità sociali. Un altro fattore che promuove la disuguaglianza è la mancanza di programmi di sostegno per le attività di apprendimento, sia a scuola che dopo la scuola, specialmente a casa e per i bambini che provengono da un background socio-economico svantaggiati. Sconfiggere la povertà educativa richiede uno sforzo comune e coordinato di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del paese: le istituzioni, le associazioni, le università, le comunità locali e gli stessi ragazzi. Uno sforzo che, quindi, necessita di un piano e di obiettivi comuni. La povertà educativa necessità di investimenti “strutturali” importanti, ma soprattutto necessita di cooperazione e condivisione . È necessario pertanto il rafforzamento dei servizi socioeducativi per bambini e ragazzi, a completamento dell’offerta per integrare l’attività didattica tradizionale con la determinante collaborazione tra attori pubblici e attori del privato-sociale (imprese sociali e enti del terzo settore). Nel contempo vanno studiati interventi complementari per lo sviluppo di nuova economia a impatto sociale e culturale, con il coinvolgimento diretto degli enti del terzo settore, e per la formazione degli operatori sociali e culturali per la organizzazione e la qualificazione dei nuovi servizi necessari per il contrasto delle povertà educative. La sfida è quindi quella di costruire una strategia regionale per il contrasto della povertà educativa, che sfrutti le risorse del Recovery Fund e quelle dei fondi FESR e FSE del nuovo ciclo di programmazione, attraverso un lavoro in sinergia con tutte le istituzioni, gli enti del settore e i privati che operano nell’ambito educativo e con il coinvolgimento di tutte le forze politiche”.
La proposta di un Osservatorio regionale si inserisce nel percorso tracciato fin ora, facendosi promotore, in sinergia con il Garante Regionale per i diritti dei Minori e con gli Assessorati regionali coinvolti nel Documento, dell’istituzione di tavoli di programmazione e di costruzione delle politiche regionali per il contrasto alle povertà educative, anche attraverso l’analisi di dati e fenomeni, di interventi finalizzati alla costruzione di una rete tra le diverse istituzioni pubbliche e private che si occupano di bambini/e e ragazzi/e, di attività volte a favorire la conoscenza e lo scambio di buone pratiche e di interventi innovativi sul territorio regionale e con altre realtà riconosciute a livello nazionale e comunitario. L’Osservatorio lavorerà, inoltre, con il Forum degli Adolescenti da istituire, in capo al Consiglio Regionale, ai sensi della Legge Regionale n. 14 del 2020 e con una delegazione dei Consigli Comunali dei Bambini e delle Bambine.
“Ritengo particolarmente importante la definizione di questa mozione – ha dichiarato l’Assessore Regionale alla Cultura Massimo Bray – e per più motivi. Anzitutto c’è un tema di metodo politico, che vede tutte le componenti del nostro Consiglio convergere su un tema di grande rilevanza sociale. Ritengo, infatti, che una delle priorità della politica, della buona politica, sarà quella di affrontare il tema delle diseguaglianze sociali. Seguendo questo ragionamento penso che il tema della povertà educativa deve essere centrale nelle politiche che andremo ad adottare, perché sarà il modo in cui definiremo le caratteristiche della nostra società. Gianni Rodari che, con Mario Lodi, collaborò al Movimento di cooperazione educativa, avvertiva la grande difficoltà nel definire le giuste risposte ad un tema così importante nella costruzione, scriveva, di una società giusta”.
Uno dei primi errori da non fare – ha evidenziato Bray – “è quello di affrontare questo tema con la retorica dei buoni sentimenti, ma creare invece le condizioni per la realizzazione di pari opportunità che consentano realmente un superamento della povertà educativa. Per la nostra società, provata dalla pandemia, le azioni da rivolgere a questo problema assumono un significato di particolare importanza se si vogliono superare davvero le distorsioni sociali che abbiamo di fronte. La lezione di Moro che, con Concetto Marchesi, definì l’articolo 9 della Costituzione mettendo la Cultura al centro della creazione della Repubblica, fu un vero collante delle nostre comunità che dovevano costruire la Repubblica. E vale la pena ricordare che fu sempre Aldo Moro a volere, da Ministro della Pubblica Istruzione, nel 1958, l’introduzione dello studio dell’educazione civica nelle scuole. Per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo davanti occorre realizzare un percorso di formazione dinamico che, per essere efficace, deve intervenire in modo consapevole nella realtà delle nuove generazioni, allo scopo di tutelarne i diritti sociali nella realtà delle difficoltà quotidiane (basti pensare ai molti problemi che emergono dall’affermazione pervasiva del mondo digitale); in questo contesto la relazione educativa e la didattica attiva, laboratoriale e cooperativa sono leve irrinunciabili per la costruzione di una comunità d’apprendimento”.
“Dobbiamo lavorare – ha concluso l’Assessore Bray – all’idea di una scuola che ponga al centro la formazione delle nuove generazioni; costituzionalmente solidale, capace di preparare a una piena autonomia di movimento nella società. Dobbiamo chiederci che cosa la scuola debba fare in concreto per essere davvero inclusiva e votata all’emancipazione di bambini e ragazzi, per renderli futuri cittadini attivi e consapevoli. Dovrà essere una scuola più empirica e meno astratta nella didattica, capace di stimolare, nello stesso tempo, una coscienza critica negli studenti; utile a decodificare la realtà quotidiana, per operare corrette scelte di vita, mediante la conquista di linguaggi antichi e nuovi, tecniche operative e soprattutto saperi critici”.