Si andrà al voto, fra cinque mesi, in 54 Comuni pugliesi e in centinaia di altre realtà italiane. Piccole, medie o grandi. Ecco, partiamo dalle grandi città: tutto questo entusiasmo di fare il sindaco non è stato riscontrato. Quante rinunce, anche se soprattutto nel centrosinistra romano si è verificato un interesse alla competizione comunale. Venendo al più grande Comune pugliese fra i 54 di ottobre, Foggia, deve “semplicemente” rimettersi in piedi dopo una devastazione. C’è chi pensa a qualche nome ma la città è ancora stordita e l’imprenditore Vigilante, considerato uno meritevole di candidatura, ha detto che è il momento di una donna. Perché Foggia deve svoltare proprio. In ogni aspetto, dopo il disastro del mandato conclusosi pochi giorni fa.
Negli altri Comuni si mettono insieme alleanze e iniziano a proporsi candidati ma è chiaro che per chiunque non è questione di raggiungere chissà quale risultato esistenziale. Anzi. La crisi sanitaria si è presto tramutata in emergenza sociale e chissà per quanto tempo ancora. Le casse comunali, più o meno ovunque svuotatesi o quasi (non pochi in tutta Italia sono allo stato predissesto) dovranno sempre più fare fronte ai crescenti, spesso drammatici, bisogni della parte più fragile della popolazione.
Illuminante, per chi abbia l’ambizione di fare il sindaco, un’intervista del sindaco dei sindaci. Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente Anci, a “Libero” ha dichiarato qualche giorno fa “chi trova soddisfazione nel proprio lavoro oggi difficilmente si candida. Chi ha un mestiere, non lo lascia per andare spesso a guadagnare meno e a rischiare sempre di più.” Alla domanda: è diventato un mestiere pericoloso? Risposta: “Lo è. Ogni volta che un sindaco firma un atto rischia di commettere abuso d’ufficio. Se non firma, rischia l’omissione di atti d’ufficio”. Cita, al riguardo, le settemila contestazioni fra il 2016 e il 2017 a carico di sindaci. Cita norme come la Severino che fermano un sindaco anche se non condannato in via definitiva. Eccetera. Insomma, è una rogna.
Due considerazioni finali, dunque, da qui.
La prima è per i cittadini, non interpretino le candidature come manifestazioni di arrivismo perché, soprattutto in questo post (si spera, post) Covid sarà particolarmente difficile esercitare la funzione di conciliare le povertà pubbliche e private con le necessarie politiche di sviluppo. Sarebbe bene, inoltre, smetterla con gli attacchi e le offese, anche gravi, agli amministratori pubblici tramite i social network, e non solo perché è un reato ma perché spessissimo evidenzia che la gente mette bocca su tutto senza sapere di cosa parla.
La seconda considerazione è per chi abbia intenzione di candidarsi: lo faccia solo se animato da puro senso del dovere, della responsabilità e del sacrificio e con qualche idea in testa. Perché sarà davvero dura, anche se l’orgoglio di rappresentare la propria comunità non ha, forse, pari.