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Non si compra più neanche il cibo: Bari è fra le dieci grandi città in deflazione

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Bari, come Potenza, Firenze, Roma e altre grandi città (dieci, in tutto) è fra le realtà italiane in deflazione. Ovvero, i prezzi sono diminuiti. Non è un bene, in termini macroeconomici, pur potendosi considerare una buona notizia per chi deve quotidianamente fare la spesa. Però siamo ai livelli del 2009, in termini di prezzi più bassi. Cause: il calo del prezzi energetici ma (e questo è grave) anche la sensibile diminuzione dei prezzi per il cosiddetto “carrello della spesa”. In particolare, è proprio il prezzo degli alimentari ad avere subìto la diminuzione e quello della frutta è in calo del 10 per cento circa su base annua.

Questo perché i consumi sono proprio frenati e si è anche innescata una prospettiva di rinvio degli acquisti, visto che i prezzi scendono. Così non si compra, ovvia conseguenza non si vende, si calano i prezzi ma si continua a non comprare e via discorrendo. Bari significa Puglia, in generale. Nel capoluogo pugliese negozi aperti anche in questo periodo di ferragosto, non ci si può permettere di abbassare le saracinesche. Ma si continua a non comprare, da parte dei clienti che, fra l’altro, hanno un piccolo insignificante problema: sono senza soldi. E si va giù, con i prezzi. In modo preoccupante

Per quanto riguarda i generi alimentari, calo dei consumi, la carne in netta diminuzione, e calo anche dei livelli qualitativi di quanto acquistato. Ricorso sempre più frequente agli hard discount e oggi come oggi, più che a verificare se sia buono, c’è interesse per quello che costa meno.


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