Il presidente del Senato, Pietro Grasso, oggi ha detto che domani la situazione va risolta. Altrimenti è un problema ancora più grave di quanto non sia già ora, con il parlamento bloccato su quei sette nomi.
Si tratta di cinque degli otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura (in tre ce l’hanno già fatta ad ottenere il quorum: fra loro il pugliese Antonio Leone) e dei due giudici costituzionali di nomina parlamentare. In particolare, su questi due nomi è il caos. Un’intesa Renzi-Berlusconi aveva mandato avanti due candidature da sostenere, Luciano Violante (estrazione Pd) e Antonio Catricalà (indicato dall’ex premier). Però, per ben nove volte, né Luciano Violante, né Antonio Catricalà hanno ottenuto i consensi necessari, nel voto a scrutinio segreto. Catricalà ha capito che non è aria e si è tirato indietro. Per Forza Italia ha parlato Paolo Romani: bisogna ripartire dall’inizio, a questo punto. Risposta di Debora Serracchiani: il nostro candidato era e resta Luciano Violante. Nato in Etiopia, a Dire Daua, infanzia a Putignano, rapporto strettissimo con la Puglia tanto da considerarlo, tutti, pugliese (il suo buen retiro è nell’agro di Martina Franca). Insomma, il Pd punta ancora sul pugliese presidente emerito della Camera dei deputati. Domani si vedrà.
Per Forza Italia, a questo punto, si tratta di individuare un altro nome: e, visto che il senatore Donato Bruno aveva ottenuto già più voti di Catricalà, quelli dei dissidenti di Forza Italia rispetto alla scelta di Berlusconi, non è escluso che riesca proprio Bruno, pugliese di Noci, ad arrivare alla Consulta. Non è automatico ma, ribadiamo, non è per niente da escludere. Così la Puglia ne piazzerebbe due. La realtà peraltro, a meno di 24 ore dal decimo tentativo in parlamento, è che nei gruppi è il caos.
(foto home page: Luciano Violante, fonte iljournal.com; foto interna; Donato Bruno, fonte corrieredelmezzogiorno.corriere.it)