Le lamentele, a Martina Franca, per il tributo Tares iniziano a venire fuori. Con la diffusione delle tabelle per utenze domestiche (tabelle sbagliate, quelle in delibera, e che non fanno capire nulla vista la dicitura fuorviante “a metro quadrato unitario” e che, comparendo nell’atto ufficiale, mette a rischio-ricorsi l’ente) e utenze non domestiche che danno la possibilità di fare i conti, ci sono alcune categorie che la prendono proprio male. Pubblichiamo anche oggi quelle due tabelle, in coda a questo testo.
L’altra sera: chi scrive, chiamato al telefono dal titolare di una pizzeria: aveva fatto il calcolo di quantogli costerà il tributo, capisce che quasi si triplica rispetto alla Tarsu dell’anno scorso, e dice “se c’è una raccolta di firme io firmo”. Un altro esercente, che passa da 272 a 612 euro, non si manifesta propriamente entusiasta della cosa. Ci sono poi i calibri più grossi, come c’è chi facendo i suoi calcoli sostiene di passare da circa 1400 a circa 7000, ma forse ha sbagliato (consoliamolo così) oppure chi, se lo scorso anno era a quota 3200 circa, stavolta rischia di lasciare sul campo diecimila euro, secondo le stime che ha fatto. Andare dal commercialista, in questo periodo, è pericoloso per molti, perché può arrivare un responso terribile, insomma. C’è anche chi ottiene clamorose riduzioni, per via di parametri tariffari che, va ricordato, sono indicati in linea generale dallo Stato.
C’è chi dice che così quelle percentuali riguardanti i senza lavoro saranno destinate semplicemente a innalzarsi (l’altro ieri parlammo del 47.45 per cento fra disoccupati e inoccupati) e c’è chi, più distrutto, dice “quest’anno lavor per la Tares”.
E ancora non è arrivata alle famiglie e alle attività la quarta rata, quella che determina il conguaglio e, appunto, il costo reale per i contribuenti del tributo Tares a Martina Franca.
Da qui, per settimane, si è detto che un ritorno alla Tarsu, anche per quest’anno, magari con un aumento che sarebbe stato della stessa percentuale per tutti, non sarebbe stato male, in questo 2013 terribile per famiglie e imprese.
Agostino Quero