Totto parte dalla denuncia di un professionista di Mesagne. Il professionista, già consigliere regionale della Puglia dal 2000 al 2005, si ricandidò senza successo alle elezioni regionali 2005. Per la campagna elettorale aveva speso circa 280mila euro, indebitandosi con banche e finzanziarie. Non riuscendo a estinguere i debiti, nel 2009, aveva fatto ricorso all’intermediazione di uno degli arrestati che, a sua volta, l’aveva messo in contatto con dei personaggi di Mesagne, alcuni legati anche alla sacra corona unita. All’ex consigliere regionale servivano soldi: anche a tassi usurari. Nel 2010 ci riprovò con le elezioni regionali e spese, per la campagna elettorale, altri 150mila euro. Situazione debitoria insostenibile, non venne manco eletto e, denuncia, gli interessi applicati per la restituzione del debito andavano dal 600 al mille per cento su base annua.
Partendo da questa denuncia si sono sviluppate le indagini coordinate da Alessio Coccioli, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Lecce. Indagini fatte di pedinamenti, intercettazioni, controlli dei conti correnti bancari degli indagati. Sedici arresti oggi, fra le province di Bari, Brindisi e Pavia. Anche un ex consigliere comunale di Mesagne, tre imprenditori, un boss della sacra corona unita e due affiliati a quell’organizzazione; e un sequestro di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di un milione di euro, nella disponibilità di uno degli indagati e del suo nucleo familiare.