Si svolge oggi in tutta Italia la Faimarathon, alla scoperta dei luoghi più significativi del territorio. In Puglia sono cinque gli itinerari, a Bari, Lecce, Margherita di Savoia, Martina Franca e Ruffano. Nel dettaglio (fonte faimarathon.it):
BARI orari: partenze scaglionate dalle 9 alle 12,30
Il Bastione sud-ovest del Castello Normanno Svevo di Bari con il terrazzo esterno Fra il 1501 e il 1549 Isabella d’Aragona e la figlia Bona Sforza, duchesse di Bari, stabilirono nel castello una raffinata corte rinascimentale e, per adeguarlo all’introduzione delle armi da fuoco, lo fortificarono con una cinta bastionata, quattro bastioni angolari a punta di lancia, ed un ampio fossato.
In origine Palazzo della Missione: fu la prima costruzione realizzata nella spianata antistante le vecchie mura di Bari. Nel 1747 i padri della missione non avendo spazi disponibili per erigere un convento all’interno della città, chiesero al comune di costruirlo fuori la porta di Napoli. L’uso di detto spazio venne accordato poi in perpetuo. L’edificio era anticamente detto u Bebbone, in quanto i padri della missione venivano chiamati anche Bobbisti, cioè di Bobbio famosa per un’abbazia fondata da S.Colombano nel VII sec. Costoro abitarono il monastero fino al 1860, salvo una breve interruzione perché , durante il decennio francese, esso fu sede del reale liceo. Dopo il 1860 venne adibito a caserma e ad ospedale militare. Alla fine del secondo conflitto mondiale, accolse per breve tempo gli uffici del distretto militare ed in fine fu utilizzato come residenza del tribunale militare territoriale, che tuttora lo occupa, insieme a varie associazioni d’arma. Nell’abitare l’immobile, i sacerdoti della missione adempirono al culto in una cappella, ove si conservano le reliquie di S. Colomba e dei martiri d’Otranto. Qui si tenevano anche, ogni settimana, la congregazione dei chierici e gli esercizi spirituali degli ordinandi. La casa aveva altresì l’obbligo di recare le missioni in vari luoghi della diocesi.
L’arco temporale in cui gli storici inseriscono la costruzione della chiesa e del convento di San Francesco è compreso tra il 1222 e il 1292. La leggenda narra che nel viaggio di ritorno dalla Terra Santa (1221- 1222) San Francesco si fermò in Puglia dove favorì la formazione di numerose comunità monastiche tra cui San Francesco della Scarpa in Bari e San Francesco in Gioia del Colle. La fondazione del convento di quest’ultima è legata alla leggenda del dito infranto, evento che avvenne quando il santo lavorava, trasportando sassi, per la costruzione del pozzo. Secondo la tradizione, il luogo fu scelto dal santo durante la sua sosta nel 1222 e in questa occasione il santo avrebbe fatto scavare un pozzo dell’acqua dolce, sito nell’angolo del futuro giardino del monastero e, nello stesso, avrebbe piantato un albero di fico miracolosamente superstite e portatore di frutti fino al tardo Seicento, le cui fronde portavano il tau, che applicato agli infermi ne determinava la guarigione. La chiesa presenta uno sviluppo planimetrico tipico settecentesco: navata unica ripartita in tre zone da quattro archi divisori trasversali di irrigidimento. La volta a botte lunettata della navata poggia sulle murature perimetrali caratterizzate da nicchie ad arco dove si trovano piccoli altari, tele, statue.
I resti dell’antica Chiesa monoabsidata di Santa Maria del Buonconsiglio a tre navate sono visibili nella piazzetta del centro storico. Gli scavi condotti dal 1982 al 1984 hanno permesso di accertare tre diverse fasi dell’edificio di culto, la più recente databile al XVIII secolo, le più antiche di epoca medievale ascrivibili ai secoli IX/X e XI/XII. Alla Fase più antica è pertinente un prezioso mosaico pavimentale a tasselli ottagonali di marmo policromo e cotto che compongono motivi geometrici e vegetale, purtoppo conservato solo in piccoli lembi. Alla fase successiva (XI e XII secolo) appartiene invece il mosaico pavimentale realizzato in blocchetti di calcare e di marmo policromo disposto nella navata centrale della chiesa in quattordici riquadri a comporre motivi geometrici e vegetali e lateralmente in filari di tasselli di maggiore dimensione. I tasselli, probabilmente elementi di reimpiego, formano motivi a scacchiera, ruote, squame, fiori, disposti secondo uno schema compositivo regolare.
La chiesa è attestata già nel 1377 ma continuò sicuramente ad esistere perché dell’accluso monastero risulta fatta menzione fino al Seicento. Si sa anche di una confraternita dell’Annunziata fondata nel 1583 e ampiamente registrata fin verso il Seicento. Beatillo afferma, anche, che dopo il 1592 sorgeva l’opera caritativa del conservatorio dell’Annunziata annesso alla chiesa omonima.
Nel 1994 il Comune di Bari ha eseguito una serie di lavori di restauro del complesso fortilizio conosciuto con il toponimo Fortino di Sant’Antonio e finanziati con il programma Urban. Grande fu la sorpresa di vedere emergere due pennacchi sferici. I resti che si stavano portando alla luce erano quelli di una chiesa a cupola. Evidentemente, questo edificio più antico durante la costruzione del Fortino, era stato inglobato per metà nelle grosse murature in tufo e calcestruzzo. Fu facile identificare questa Chiesa con quella di Sant’Antonio. Nel XIII e XIV sec. una chiesetta dedicata al Santo mediorientale si trovava in quella piccola isola denominata Monterosso ora sommersa dalle acque. Dopo una violenta mareggiata questo edificio restò semidistrutto e si decise di ricostruirlo in posizione più riparata sulla punta di una penisola che si innestava all’abitato dalla parte di Levante, prospiciente le banchine del porto. Nel 1359 è attestata l’esistenza di una Chiesa dedicata a Sant’Antonio da un documento in cui Roberto D’Angiò devolve una grossa somma di denaro per le riparazioni alla Torre di Sant’Antonio rovinatasi a seguito di una violenta mareggiata. Nel 1440 Giovanni Antonio del Balzo Orsini decide di costruire un manufatto fortificato a ridosso della chiesetta di Sant’Antonio che dopo la sua uccisione è distrutto per odio contro il tiranno dai baresi e ricostruito nel 1500 da Isabella d’Aragona. Così le tracce della chiesetta scomparvero fino ai giorni nostri.
Il Palazzo Verrone, una delle più interessanti strutture architettoniche del centro storico della Città, risalente all’XI secolo. E’ uno straordinario ibrido architettonico che nel tempo, da casa- torre medievale, è diventato palazzo gentilizio rinascimentale e oggi sede di una galleria. Il punto di maggior interesse si può riconoscere nei due ordini di arcate a tutto sesto, risalenti al medioevo, mirabilmente strutturate per sorreggere la sovrastante muratura in pietra calcarea e che dividono le grandi sale interne in due parti.
LECCE orari 10,15-13; 16-19