Paolo Borsellino disse subito, dopo la strage di Capaci, che dopo Giovanni Falcone sarebbe toccato a lui.
Il 19 luglio 1992, domenica pomeriggio, il magistrato antimafia palermitano, rimasto il principale giudice di contrasto alla malavita organizzata, andò a trovare la madre a casa in via D’Amelio. Uscì dall’appartamento e, durante la salita in auto, un’esplosione in strada fece la strage. Oltre a Paolo Borsellino morirono i cinque di scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.
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