“Le persone che scompaiono volontariamente pensano di poter risolvere e annullare i problemi cosi’: scappando”. Donato Carrisi, scrittore e sceneggiatore, commenta cosi’ all’AGI i dati del Viminale sulle persone scomparse, 30mila dal 1974 ad oggi. La maggior parte di queste, due terzi secondo il Ministero, si allontana spontaneamente. Per Carrisi, in libreria con l’ultima opera “Il cacciatore del buio” (Longanesi), le motivazioni che spingono queste persone apparentemente “normali” e “felici” a piantare in asso la propria vita e i propri affetti vanno ricercate in un’interiorita’ scombussolata. “Molto spesso, familiari e amici delle persone che scompaiono all’improvviso cadono letteralmente dalle nuvole” dice, “Le cause che spingono a questo gesto sono molto spesso totalmente sconosciute. E vanno ricercate non tanto nei problemi familiari o economici, quanto in un disagio personale, intimo, che fa fatica a essere espresso”. “Scappare – continua Carrisi – puo’ essere la strada piu’ breve per annullare i problemi. Spesso, pero’, uomini e donne in difficolta’ scappano prima da se’ stessi che da tutte le problematiche che li circondano”.
Rispetto al passato, oggi, le occasioni per fuggire si sono moltiplicate. Basti pensare a internet, ai social network e alla dimensione anonima e parallela che la rete garantisce a tutti. Per Carrisi, che ha spesso raccontato storie di persone scomparse, il web e’ sinonimo di doppia vita: “Chi naviga, spesso, ha una duplice identita’, la propria e quella costruita su queste piattaforme. Insegue una felicita’ fittizia che non riesce a vedere e realizzare nella vita vera, e per questo e’ facilmente influenzabile da persone senza scrupoli che nel web cercano proprio questo”. L’ultimo commento di Carrisi riguarda il caso di altri Paesi, Stati Uniti e Giappone tra tutti, in cui esistono societa’ che permettono alle persone di scomparire completamente e ricostruirsi una nuova vita. Secondo l’autore di “Il suggeritore”, in Italia queste realta’ “non esistono ancora”. (AGI) .