Di seguito il comunicato:
Sabato 22 ottobre (ore 18:30 – ingresso 6 euro) nell’Auditorium zona Santi a Trepuzzi con Bestiario, una raccolta di favole della tradizione per bambini (dai 6 anni) e adulti di Andrea Santantonio proseguono gli appuntamenti di “Legami_Teatri del nord Salento“, un progetto artistico promosso da Factory Compagnia Transadriatica e Blablabla in collaborazione con Regione Puglia e con le amministrazioni comunali di Trepuzzi, Campi Salentina e Novoli. In mattinata dalle 10 spazio al laboratorio Nello jazzo degli animali (dai 7 ai 13 anni – max 15 persone – partecipazione gratuita – info e prenotazioni 320708722).
Lo spettacolo è immaginato come una sorta di “Bestiario“, una raccolta di favole che i bambini pescano a sorte, e che hanno per protagonisti gli animali: galli, ricci, volpi, formiche, topi, talpe, asini e lucciole. All’interno di un baule ci sono tutti gli oggetti e i costumi per trasformarsi in animali, le attrici Nadia Casamassima e Barbara Scarciolla interpreteranno le storie accompagnate da Tommaso Di Marzo e Joseph Geoffriau con illustrazioni Giada Cipriani e disegno luci Joseph Geoffriau. «Siamo partiti dai gesti ricorrenti della gente, che in modo naturale si trasformano in suoni e in parole, creando una continuità organica dalla carne che si fa verbo, o come è stata definita, “la lingua della confidenza originaria”», sottolinea Andrea Santantonio . «Per secoli le favole, che prima di essere scritte erano raccontate e trasmettevano un universo di significati e simboli legati alle vicende locali. Nel passato si è creata una profonda frattura, tra il passato e il futuro, tra la cultura contadina e il progresso. Il dialetto stesso era considerato una vergogna, fino ad essere rifiutato del tutto e così si è perso sia parte di quel patrimonio, sia la musicalità tutta locale, quella incredibile capacità di saper produrre “musica” che assomigli alla terra, alle origini», prosegue il regista. «Abbiamo quindi deciso di iniziare un percorso legato al dialetto e alla sua valorizzazione, cominciando con il recupero della favole che i nonni raccontavano ai nipoti, alternando l’italiano al dialetto, la lingua della scuola a quella del sentimento, provando a restituirgli quella dimensione “poetica” andata perduta».
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