I primi a denunciare furono i familiari di un foggiano morto. Poi seguirono altre querele nei confronti dell’oncologo barese Giuseppe Rizzi. L’accusa era quella di far passare per miracolose, e farle pagare cifre elevatissime, cure che miracolose non erano, per quei malati terminali. Farmaci che oltretutto erano disponibili gratuitamente, con il servizio sanitario pubblico. In una decina di anni, stando all’accusa, questa pratica avrebbe fruttato a Rizzi circa due milioni e mezzo di euro.
Oggi, in chiusura del processo con rito abbreviato, Rizzi è stato condannato a nove anni di reclusione. Cinque anni e sei mesi per la compagna ritenuta sua complice: Maria Antonietta Sancipriani, avvocatessa.