“C’è stata una deriva che offende la dignità. Ora la politica deve tornare autorevole. Le leggi sono inefficaci senza i buoni costumi e la misura”. Ancora: “Per settimane ho assistito a polemiche gratuite e ho subito attacchi. In queste circostanze, concorrere a decisioni rapide e responsabili diventa un dovere”.
Così, con una lettera al Corriere della Sera (quello qui riportato ne è uno stralcio) Luciano Violante annuncia il suo ritiro dal lotto dei candidati per divenire membro della Corte costituzionale, di nomina parlamentare. Il presidente emerito della Camera, pugliese di adozione, dopo ventuno volte in cui non è riuscito a ottenere i 570 voti necessari (quorum dei tre quinti dell’assemblea, Camere riunite) fa un passo indietro. Anche perché il segretario del partito che lo aveva indicato, ha usato termini da rottamatore, nei confronti di Violante. Domani è in programma un’altra votazione e il Pd rischia di essersi ficcato in un vicolo cieco perché sarà vero che Violante a 570 non era arrivato, ma i parlamentari Pd che lo hanno sempre votato non erano certamente pochi e potrebbero non gradire la sterzata (e il modo) che Renzi ha voluto dare alla vicenda della Consulta. Ora i vertici del partito democratico trattano con M5S. Non è detto che domani si arrivi alla conclusione di questa storia.