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Siderurgico di Taranto: oggi confronto chiesto dai sindacati alle istituzioni locali per la mobilitazione davanti a Palazzo Chigi Aziende dell'indotto, appello al governo

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Di seguito un comunicato congiunto:

Fiom, Uilm e Usb a seguito del consiglio di fabbrica, svoltosi in data 23 dicembre presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, hanno deciso di intraprendere un percorso di iniziative pubbliche al fine di continuare la mobilitazione con l’obiettivo di cambiare l’attuale governance di Acciaierie d’Italia, condizione assolutamente necessaria a garantire una transizione ecologica e sociale di un territorio che inevitabilmente non può continuare a subire ricatti da parte di Arcelormittal.

È inaccettabile che il governo Meloni ceda alle pressioni della multinazionale e conceda ulteriori risorse pubbliche senza un indirizzo chiaro sul futuro ambientale e occupazionale del sito di Taranto.

Pertanto, le scriventi organizzazioni sindacali invitano per il prossimo 28 dicembre alle ore 09:30, presso l’aula consiliare della Provincia di Taranto, il Sindaco di Taranto, il Presidente della Provincia, i sindaci dell’area ionica e il Presidente della Regione per programmare, insieme alle istituzioni del territorio, una giornata di mobilitazione presso la sede di Palazzo Chigi da svolgersi entro il 13 gennaio 2023.

Gli obiettivi sono comuni e crediamo che sia giunto il momento di mettere insieme le istanze dei lavoratori e quelle dei cittadini per rivendicare una giusta transizione ecologica che può avvenire esclusivamente attraverso il cambio della governance con l’ingresso in maggioranza dello Stato.

In assenza di risposte dagli enti interessati, ci autoconvocheremo davanti alla sede della provincia il giorno 28 dicembre p.v. e nei giorni successive comunque organizzeremo la giornata di mobilitazione insieme a tutti I lavoratori sociali, di Ilva in AS e degli appalti.

E’ giunto il momento che istituzioni locali, regionali e nazionali insieme a tutte le organizzazioni sindacali si assumano le proprie responsabilità scegliendo con i fatti e non con le parole da che parte stare. Deve essere chiaro a tutti che, allo stato attuale, si sta o con i lavoratori e i cittadini o con la multinazionale. Non esistono strade alternative ambigue o vie di mezzo dietro alle quali nascondersi.


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