Di seguito la recensione dell’opera prima dell’autore tarantino:
La Rosa Violata, il giallo di Beppe Briganti
Un giallo con un pizzico di rosa, un Camilleri pugliese che si farà strada, tra dialetto e colpi di scena.
La Rosa Violata è il primo romanzo giallo di Beppe Briganti, nato a Taranto classe 1969. Da anni si è trasferito in Toscana, scegliendo la città di Montalcino come residenza. Briganti ha saputo tratteggiare con maestria una galleria di personaggi, caratteristici e al contempo genuini, come solo la vita di provincia sa offrire. Partendo da un romantico e tenero incontro in giovane età, Bo Mezzaspina e Mariella, amici sin dalle elementari, li ritroviamo ventiseienni e negli ultimi tre anni si sono accorti di amarsi. Per la gelosia di Luciano nei confronti della figlia, Bo e Mariella iniziano a litigare. L’insicurezza nel ragazzo aumenta, Samantha prende la palla al balzo, con l’aiuto di Filippo se ne approfitta e mette su un complotto a danno dei due innamorati.
Dopo l’ennesimo litigio con la sua amata, Bo, in compagnia di Samantha, parte da Talsano per recarsi a Cesena.
Per cercare di recuperare il loro rapporto, Mariella lo segue dopo alcuni giorni, ma arrivata alla città romagnola trova la perfida Samantha e per Mariella inizia un’avventura dalle conseguenze inaspettate. Nel frattempo, una serie di aggressioni da parte di uno stupratore seriale, un corpo senza vita trovato davanti agli scogli di Tramontone, sono dei nodi da sciogliere per il maresciallo Mario Saccia. Il brigadiere Manetti resta sorpreso di come il suo superiore, grazie all’intuito e all’azzardo, riesce ad arrivare all’assassino. Beppe Briganti come Camilleri condivide la passione per il racconto giallo intriso di vicende umane e di amore per il territorio. In questo troviamo i sapori forti della sua Puglia natia, dalla frescura della Foresta Umbra con l’assordante frinire delle cicale, al sentore di aghi di pino marittimo che resta sulla lingua bevendo il Primitivo. Giornate difficili da superare, in cui le aggressioni e la violenza sfociano nell’irreparabile delitto, apparentemente semplice da risolvere. Questi sono gli ingredienti principali di una vicenda ambientata nella provincia pugliese verso la fine degli anni novanta. I personaggi spesso provengono da una campagna di altri tempi, entrati repentinamente in contatto con una modernità che attrae e lusinga, si muovono tra progresso e tradizione, con problemi e disastrose sconfitte. Parte dei dialoghi sono in un dialetto talsanese riadattato per una migliore comprensione. Chi lo conosce invece si divertirà, perchè La Rosa Violata è un libro (anche) divertente che si legge tutto d’un fiato. E non è difficile pensare ad un adattamento televisivo per questa storia che può diventare l’inizio di un’avvincente serie.
PUBBLICATO DA
Emanuele Remoto
Responsabile Artistico
di Basemultimedia-Promovento