Di seguito un comunicato diffuso dal Comune di Carlantino:
Il “Grano Carlantino” è entrato a far parte del Registro Regionale Risorse Genetiche Autoctone della Puglia.
Il grano duro del paese della diga di Occhito, infatti, ha avuto il parere favorevole della Commissione tecnico-scientifica, costituita da esperti nominati dalla Regione Puglia, ed è stato iscritto nel Registro Regionale.
“E’ davvero una bella notizia – ha dichiarato il sindaco di Carlantino, Graziano Coscia –. Nel nostro paese buona parte del reddito e dell’occupazione derivano dall’agricoltura e, in particolar modo, proprio da produzioni seminative con forte prevalenza di grano duro”.
Il grano di Carlantino ha una composizione proteica e un contenuto in sostanze azotate superiori rispetto alle varietà impiegate in ambito commerciale. La pianta ha un’altezza fra i 140 e i 160 cm, mentre la spiga ha una lunghezza media, leggermente colorata a maturazione con densità compatta.
Il risultato è stato ottenuto dopo un monitoraggio del territorio effettuato nell’ambito del progetto SaVeGraINPuglia e, al fine di ampliare le conoscenze sulla varietà del grano duro di Carlantino, un campione di semi è stato inviato a Bari presso l’IBBR (Istituto di Bioscienze e Biorisorse) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). La granella è stata impiegata per indagini biochimiche al fine di definire la uniformità o la variabilità del campione.
Il progetto: “Recupero, caratterizzazione, salvaguardia e valorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio in Puglia” (SaVeGraINPuglia), sviluppato da ventuno partecipanti alla Associazione Temporanea di Scopo (ATS) della quale l’Istituto di Bioscienze e BioRiorse di Bari è stato capofila, ha permesso anche di ricostruire la storia peculiare del grano di Carlantino. Alle comunità locali, in questo modo, vengono restituite la storia e le conoscenze scientifiche associate a quanto coltivano da tempo, perché abbiano sempre più consapevolezza del valore di un patrimonio da tutelare e valorizzare quale preziosa risorsa all’interno di un modello di sviluppo sostenibile del proprio territorio.
Il Registro regionale è nato nel 2013 per attivare un sistema per la tutela e la conservazione delle risorse genetiche autoctone minacciate di erosione genetica o a rischio di estinzione, di interesse agrario, forestale e zootecnico.