La vicenda del motopeschereccio “Francesco Padre” è come quella di Ustica. Lo scrivono, nel senso, i giudici della procura di Trani a chiusura delle indagini sulla morte delle cinque persone e del cane che erano a bordo del motopesca della marineria molfettese. Il 4 novembre si sono commemorati i venti anni di quella vicenda. Uscita per una battuta di pesca, spingendosi verso le acque montenegrine dell’Adriatico, l’imbarcazione partita da Molfetta fu nel mezzo, oppure oggetto, di una battaglia navale, in pratica, secondo quanto ipotizzato dai magistrati pugliesi. Era il periodo degli ultimi strascichi della guerra nell’ex Jugoslavia, fra l’altro. Ma non è questa l’unica ipotesi. Quello che comunque, per la procura di Trani, è andato avanti nel corso dei venti anni, è stato il depistaggio sulla vicenda del “Francesco Padre”.
Come per la strage di Ustica, aereo Dc9 dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, il 27 giugno 1980, sera. Morirono 81 persone, in volo. Forse per una battaglia nei cieli.