Di seguito un comunicato diffuso da Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti:
Il giudice di Pace di Lecce avvocato Luigi Piro, con la sentenza n. 4357/2014 depositata lo scorso 31 ottobre ha riconosciuto il diritto alla restituzione da parte dell’ASL Lecce delle somme spese per il pagamento del trattamento del parto indolore, noto come “epidurale”, ad una giovane mamma che dopo aver diffidato inutilmente l’ente si è vista accogliere la domanda di rimborso.Nicoletta D’Agata, figlia del presidente dello “Sportello dei Diritti” aveva partorito il 6.11.2011 presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia del Vito Fazzi di Lecce ed aveva richiesto di sottoporsi al trattamento per il quale all’epoca dei fatti l’ASL Lecce aveva comunicato che era necessario pagare i medici anestesisti che, sempre secondo l’ente a quell’epoca, consentivano l’effettuazione della procedura solo per il tramite della loro attività libero professionale intra – moenia e perciò a pagamento.I costi, per il trattamento erano esosissimi, 800 euro circa, ma la cittadina decise comunque di sottoporsi alla terapia e quindi di pagare.A questo punto, vista la battaglia avviata dall’associazione per la gratuità assoluta della terapia in questione, che per quanto annunciato dal precedente Ministro della Salute sarebbe entrata ufficialmente nell’elenco delle nuove voci inserite nei cosiddetti Lea (livelli essenziali di assistenza) e perciò gratuita e garantita in tutti gli ospedali a partire dal 2013, si era deciso di diffidare l’ASL che, al contrario sosteneva la correttezza del suo operato.Per la giovane mamma, assistita dall’avvocato Luca Monticchio, non rimaneva che rivolgersi al Giudice di Pace di Lecce per vedersi restituito ciò che indebitamente era stato percepito dall’ente.Con la decisione in questione, il magistrato onorario, ripercorrendo le tempistiche e rilevando correttamente i regolamenti vigenti all’epoca del parto e della sottoposizione alla terapia antalgica, ha ritenuto sussistente il diritto al rimborso di tutte le spese sostenute dalla giovane ed ha quindi condannato l’ASL alla restituzione di 801,81 euro oltre interessi e alle spese processuali.