Alle elezioni comunali dello scorso anno Alessandro Calabrese fu il più suffragato. Ma non fu proclamato consigliere comunale di Martina Franca perché una norma della legge Severino prevede una formalizzazione di ravvedimento, anche con reati estinti da numerosi anni. L’escluso, presentato ricorso compresa un’eccezione di costituzionalità, resta escluso perché il tribunale di Taranto, dopo sette mesi, ha rigettato l’istanza di Calabrese.
La legge Severino, nel frattempo, viene modificata. Con il paradosso che se Calabrese fosse stato, nella medesima situazione di un anno fa, candidato alle amministrative del mese prossimo in qualche Comune sarebbe stato candidabile.
Vito Basile, proclamato eletto in quanto il più suffragato dopo Calabrese, commenta fra l’altro in un comunicato stampa: “L’ufficio preposto alla proclamazione degli eletti ha riscontrato la sussistenza della causa ostativa alla partecipazione alla competizione elettorale. E ancora: ‘L’incandidabilità codificata dal Testo Unico, ancorchè collegata alla commissione di un reato, non è una sanzione o un effetto penale della condanna ma una limitazione al diritto di elettorato passivo, conseguenza del venir meno di un requisito soggettivo essenziale per l’accesso alle cariche elettive (o per il loro mantenimento), frutto, a monte, di un giudizio di disvalore che il legislatore connette a determinate situazioni ritenute ostative all’esercizio di pubbliche funzioni”.… “Ribadisce il Consiglio di Stato che solo la sentenza di riabilitazione ex art.178 c.p. assume rilievo ai fini del venir meno della incandidabilità “. Nel caso di specie, non rileva che il Calabrese abbia ottenuto, a competizione elettorale già conclusa, la riabilitazione'”.