Una ragazza di 22 anni, del barese, stava entrando nel centro commerciale. Fortuitamente la gonna era rimasta alzata nella parte posteriore così la giovane donna camminava, in pratica, con le terga scoperte. Una persona fra le altre se n’è accorta ed anziché avvisarla l’ha seguita, funzione video del telefono attivata e video pubblicato in un social network. La diffusione è stata considerevole e qualcuno fra gli amici della ragazza, riconoscendola online, l’ha informata di come video e commenti, la stragrande maggioranza dei quali deprecabili, stessero esponendo la donna ad un ludibrio veramente infimo. Intervistata dalla brava Grazia Rongo per Mattino Norba la 22enne ha raccontato come siano difficili per lei questi giorni.
A metà settimana scorsa in un paese del brindisino un uomo, in condizioni psichiche complicate e non ignote a buona parte della comunità, era in strada in mutande. Qualcuno non ha saputo fare di meglio di un video poi diffuso nel web.
In troppi hanno confuso il possesso degli strumenti con la possibilità di usarli e la competenza a farlo nel rispetto delle leggi e soprattutto nel rispetto della dignità altrui. Il rispetto.
Umberto Eco, uno dei più importanti intellettuali del secolo, disse di facebook (ma si può mutuare per i simili) che avrebbe dato la parola a legioni di imbecilli. Se Umberto Eco fosse ancora vivo, chissà, aggiornerebbe: non solo parola ma anche immagini né solo imbecilli ma ormai a livello di malviventi.
Smettiamola di chiamarli social: di sociale non hanno nulla, a partire dalle finalità degli organizzatori (i soldi) per proseguire con i comportamenti di molti, troppi fra i clienti (non utenti) che si sentono protagonisti non si sa bene di cosa e danno il peggio, che è sempre peggio. Per arricchire quelli di cui sopra. Ma cosa diavolo siamo diventati, come abbiamo potuto farci così male.
