Francesco Andrioli, Ivan Orlando e Marianna Simeone sono fra i destinatari delle 29 misure cautelari. L’ipotesi di scambio elettorale politico mafioso riguarda esponenti di un clan fra cui Ivan Sudoso e Giulio Modeo, stando alla ricostruzione del tgr Rai della Puglia. Fra gli arrestati anche un dirigente di Kyma Ambiente, Lucio Scalera. Sono complessivamente 59 gli indagati a vario titolo per 94 capi d’imputazione complessivi
Di seguito un comunicato diffuso dalla Guardia di finanza:
Nella mattinata odierna i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, con il supporto di personale e di mezzi del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata, dei Comandi Provinciali di Bari, Lecce, Taranto e Brindisi e della Sezione Aerea di Bari, hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica -D.D.A.-
salentina, applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 29 soggetti (26 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) e del sequestro preventivo di beni del valore complessivo di circa 6,4 milioni di euro.
I ristretti sono gravemente indiziati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e detenzione illegale di armi.
Le pertinenti indagini, anche di natura tecnica, coordinate in ogni loro fase dalla Procura della Repubblica di Lecce/Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito alle Fiamme Gialle joniche di disvelare la presenza e l’operatività nei Comuni tarantini di Statte e di Crispiano di un presunto gruppo criminale.
Nello specifico, è stato rilevato come gli indagati, tra il 2020 e il 2021, avrebbero fatto parte di un’organizzazione di tipo mafioso, dotata di armi, e si sarebbero resi responsabili di numerose condotte illecite
concernenti lo scambio elettorale politico-mafioso, la cessione di partite di stupefacenti, la detenzione di armi e
l’intestazione fittizia di beni a “prestanome”, nonché l’esecuzione di efferate attività estorsive, di spedizioni
punitive e di attentati incendiare. Il “controllo del territorio” sarebbe stato esercitato da alcuni degli indagati anche attraverso il presunto condizionamento delle elezioni amministrative tenutesi a Statte (TA) nell’ottobre del 2021. In questo contesto sarebbe difatti emerso che uno degli indagati, attraverso propri fiduciari, si sarebbe concretamente adoperato per
la raccolta di voti in favore di alcuni candidati, oggi amministratori di vertice del Comune, ottenendo in cambio somme di denaro, buoni pasto e schede carburanti, nonché l’impegno a favorire la concessione di autorizzazionie di commesse pubbliche a imprese compiacenti.
Avrebbe contribuito all’illecita raccolta di voti anche un dirigente amministrativo di una società di servizi tarantina. A questo proposito sarebbe difatti emerso che il predetto, per il tramite di fiduciari, avrebbe interessato un componente della presunta associazione mafiosa perchè reperisse preferenze elettorali, promettendogli in
cambio l’assunzione nell’azienda di servizi e l’affidamento di commesse.
Ancora, per eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali alcuni indagati avrebbero intestato fittiziamente a “prestanome” imprese, beni mobili e immobili ubicati a Taranto e a Statte.
A riscontro delle evidenze acquisite attraverso le indagini tecniche, nel novembre e dicembre 2021 il Nucleo PEF
Taranto ha sottoposto a sequestro a carico di alcuni indagati ingenti quantità di sostanze stupefacenti, del tipo hashish e cocaina, somme in contanti per oltre 50 mila euro e diversi orologi Rolex di notevole valore economico.
In applicazione del provvedimento cautelare sono stati inoltre sottoposti a sequestro “per sproporzione”, ai sensi
dell’art.240-bis c.p.p., anche beni di ingiustificata provenienza riconducibili ad alcuni indagati del valore complessivo di circa 6,4 milioni di euro, tra i quali appartamenti, locali commerciali e box, nonché quotesocietarie e compendi aziendali di imprese, con sedi a Taranto e in provincia, attive nei settori economici della
ristorazione e del commercio di automobili e di frutta e verdura.
Contestualmente sono state eseguite perquisizioni locali e personali nei confronti di 30 soggetti, interessati dalle
indagini in ordine alle ipotesi di reato di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
L’operazione di servizio, svolta in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia – testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza di Taranto a contrasto della criminalità organizzata, al fine di intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale
per salvaguardare gli operatori economici e i cittadini.
Per il principio di “presunzione di innocenza” la responsabilità delle persone sottoposte a indagini saràdefinitivamente accertata solo nel caso in cui intervenga una sentenza irrevocabile di condanna.