Di seguito un intervento di Franco Presicci:
Ridimensionata la biblioteca per adempiere alle prescrizioni dei vigili del fuoco, e non essendo state rinnovate le convenzioni con le collaboratrici (che vi operavano da anni), perché ritenuto necessario un ricambio, l’esodo ha trovato un’altra collocazione: la neonata Università del Tempo Libero e del Sapere – nella stessa Crispiano, in provincia di Taranto – che si propone la valorizzazione culturale e sociale dei propri associati, anche attraverso iniziative turistiche.
Così, quei castori che contribuirono a far grande il laboratorio di via Roma 9, la biblioteca “Carlo Natale”, appunto, sono tornati a rimboccarsi le maniche nel nuovo sodalizio, che comprende un nutrito programma di gite, conferenze, mostre, pubblicazioni, studi, ricerche e anche attività artigianali.
Direttrice, Silvia Laddomada, professoressa di italiano in una scuola superiore di Martina Franca; sua vice Anna Sorn; segretaria Maria Montanaro, che ha come sostituta Emanuela Ancona; tesoriera M. Cristina Cianfarani; operatrici culturali Antonia Maggi e Giuseppina Solito. Presidente Maria Angela Liuzzi, coadiuvata da Raffaella Gelso.
Siamo sicuri che questo gruppo di donne riuscirà a coinvolgere tutto il paese, venendo incontro alle esigenze della gente di conoscere, apprendere, partecipare, migliorarsi.
Colsi quest’ansia sin dalle prime volte che entrai in via Roma, soffermandomi nella sala occupata da operai, contadini, studenti… chini sui tavoli a leggere libri, riviste o giornali; e conversando poi con alcuni di loro nel bar di fianco alla chiesa della Madonna della Neve.
Per me, che pure non sono nato in quella tranquilla cittadina, ma a Taranto e vivo a Milano, l’aria che si respirava in biblioteca era, fuor di ogni retorica, spiritualmente salutare. Una volta – ero in ferie come sempre a Martina Franca – dopo aver fatto invano tanta strada per trovare “Taranto: dall’Isola al Borgo” del grande Giacinto Peluso, decisi di andare a trovare in ufficio Michele Annese, che della biblioteca era il comandante.
Fui accolto a braccia aperte; e appena accennai al libro mi trovai davanti Anna Sorn, che me lo porgeva. Lessi i due capitoli che mi servivano per un articolo (“Oscuramento e capo fabbricato”; “La paura delle bombe”) e con Michele parlammo di questo scrittore egregio, che ha raccontato con ammirevole semplicità Taranto, i suoi scorci più caratteristici, i suoi palazzi, le sue figure, la sua storia, il suo dialetto, gli usi, i costumi, le tradizioni…
Da allora, ogni volta che avevo bisogno di consultare delle pagine sulla Puglia, se stavo nella città dei trulli e del Festival della Valle d’Itria, prendevo l’auto e correvo in via Roma 9, a Crispiano, dove tra l’altro mi colpiva il clima di amicizia e simpatia.
Quella biblioteca era un laboratorio. Non si distribuivano soltanto volumi. Si organizzavano corsi: di computer, di lingue, addirittura di cucito e altro ancora. Vi si tennero anche lezioni sugli uffici stampa, mestiere difficile, delicato, impegnativo.
E che dire del Centro studi montaliani e dell’emeroteca, dove si allestivano anche mostre di pittura? Fui presente a due “vernissage” e osservai con attenzione le opere appese ai muri. Non voglio assumere un titolo che non possiedo, quello di critico d’arte; ma ne so quanto basta, almeno credo, per capire che quelle erano opere di artisti veri.
Come Emilio Marsella, che con la sua tavolozza ha tenuto alto a Milano il nome della natìa Maruggio, con quelle sue donne dalla personalità imponente, non vittime dell’emigrazione, ma eroine.
Ricordo anche la presentazione, nell’atrio della “Carlo Natale”, di un libro di Alberto Bevilacqua, alla presenza di un pubblico folto e partecipe, venuto anche da Taranto, Martina Franca, Noci; e quell’altra, alla masseria Monti Del Duca, di “Puglia, il tuo cuore”, di Giuseppe Giacovazzo, che, maestro della parola, volò alto, descrivendo tra l’altro le proprie esperienze di giornalista anche a Milano (era amico di Paolo Grassi), dove aveva conosciuto pugliesi che si mimetizzavano assorbendo la lingua di Piero Mazzarella e dei Legnanesi.
E penso al volume “Le cento masserie di Crispiano”, bello, esauriente, avvincente, grazie anche agli interventi di collaboratori come Michele Annese, Angelo Carmelo Bello, Tony Fumarola, Silvia Laddomada, Pasquale Pellegrini, Renato Perrini; e alle immagini di un virtuoso della fotografia, Romualdo Gualdi, di Castelfranco Emilia. Una sera un ospite di riguardo a cena a casa mia, lo sfogliò così a lungo e con tanta curiosità, che decisi di regalarglielo, lasciando un posto vuoto nella mia nutrita libreria.
Insomma la biblioteca “Carlo Natale” è stata una fucina di idee. Memorabile lo spettacolo teatrale nel cortile della masseria “Le Mesole”, introdotto da Anna De Marco, cui tra l’altro è affidata la guida dei turisti in visita agli asini di Martina Franca; e la serata con tanti ospiti polacchi in un’altra storica struttura rurale, con un esercito di “capasoni” in fila, “legati”, a mo’ di ornamento, da un lunghissimo nastro tricolore sulle pance.
Mi piacque anche l’iniziativa che riproponeva i mestieri ormai scomparsi: la nonna intenta a far ruotare il fuso; il calzolaio seduto al deschetto cosparso di “semenzèlle”; “’u conzagraste”, ambulante che riparava i vasi…; e oggetti dei nostri anni giovanili: “’a frascère”, che ci scaldava; “’u nòneche”, lo scaldaletto; “’u lìmme”, contenitore di terracotta che serviva per lavare i panni “c’u strecature”, tavola scanalata…
Ispiratore di tutte queste manifestazioni, Michele Annese; adesso psicopompo dell’Università del Tempo Libero e del Sapere, che, tra l’altro, prendendo spunto dalla tradizione napoletana del caffè sospeso, invita soci e non a collocare libri e riviste in un’apposita bacheca, a disposizione gratuita dei richiedenti. In bocca al lupo.