“Lavorare in un carcere è sempre stato un lavoro molto delicato e pericoloso ma ultimamente è diventato impossibile a causa degli innumerevoli episodi di violenza e prepotenza da parte dei detenuti, soprattutto di quelli con problemi psichiatrici nei confronti dei poliziotti che ormai, sanno quando entrano ma non sanno quando e come ne usciranno al termine del servizio. E la cosa fa molto male poiché proprio Trani negli anni 80 e 90 è stato il punto di riferimento dell‟intero sistema penitenziario italiano ove la sicurezza, il rispetto della legalità erano la normalità tanto da diventare una delle carceri più importanti, ove venivano ristretti i più importanti capi della mafia, della camorra, e del terrorismo. Ora invece”, secondo il sindacato di polizia penitenziaria Sappe che individua le responsabilità, “si arriva a situazioni assurde come quella del 25 gennaio u.s., in cui un poliziotto è stato aggredito da un detenuto poiché lo aveva invitato a rispettare le regole e ad uscire dalla barberia che doveva essere chiusa, in quanto il tempo era abbondantemente scaduto e tutti i detenuti dovevano rientrare nelle proprie stanze. Ancora peggio è andata ad un poliziotto in servizio al reparto accoglienza che è stato aggredito per ‘vendetta’ da un detenuto con seri problemi psichiatrici giunto a Trani da circa un mese, reduce da un tour in altre carceri italiane e sempre per lo stesso motivo. Infatti nella mattinata di ieri 28 gennaio al detenuto in questione campano di circa 45 anni in carcere per vari reati, sarebbe stato sequestrato un coltello rudimentale ricavato da una staffa del televisore. Dopo qualche ora il detenuto si avvicinava al poliziotto rimasto da solo nel reparto, ed iniziava ad inveire contro di lui “incolpandolo’ per il sequestro (quasi fosse un suo diritto detenerlo), e per ‘vendicarsi’ lo colpiva violentemente al volto spaccandogli gli occhiali che gli provocava una ferita ed una tumefazione allo zigomo mentre nel contempo lo scalciava. Fortunatamente il poliziotto non cadeva per terra riuscendo a guadagnare il cancello di uscita che lo divideva dal detenuto per mettersi al riparo, ma se fosse caduto sicuramente gli sarebbe accaduto qualcosa di molto grave, e forse non avrebbe rivisto la famiglia”. Soccorso dai colleghi, l’agente penitenziario “è stato trasportato al pronto soccorso con una prognosi di 6 giorni s.c. in attesa di ulteriori accertamenti alla testa.” Il Sappe ritiene inaccettabile la situazione legata anche al fatto, secondo il sindacato, “che un carcere con 250 posti debba ospitare quasi 450 detenuti, mentre l‟organico di polizia penitenziaria è ridotto ai minimi termini per le malattie determinate dai danni provocati dai detenuti e per i pensionamenti. Una volta c‟erano gli O.P.G. (ospedali psichiatrici giudiziari) destinati a persone non imputabili a causa di infermità psichica che erano socialmente pericolosi.” Poi la chiusura perché non rispettosi della dignità umana. Ma per il Sappe va fatto qualcosa.