A mezzogiorno si riunisce il Consiglio dei ministri. Inizialmente programmato per le 10, slitta di due ore. All’ordine del giorno, i decreti attuativi del Jobs Act. Ma anche, e soprattutto per il territorio tarantino, il decreto Ilva. Il colosso dell’acciaio entrerà in amministrazione straordinaria, secondo la legge Prodi-Marzano. Dunque, una società che diventerà pubblica per essere risanata e successivamente rivenduta. Dunque, almeno temporaneamente, si tornerà all’acciaio di Stato. Peraltro, il decreto odierno, secondo quanto il presidente del Consiglio in prima persona ha più volte detto, riguarda anche il risanamento di Taranto. Ieri Renzi non ha nascosto critiche all’Unione europea, perché non è escluso uno stop dell’Ue al decreto qualora venisse interpretato come aiuto di Stato. Renzi ha detto più o meno così: tra i bambini di Taranto da salvare e l’Unione europea, io so con chi stare. Il vescovo tarantino, Santoro, ha fatto il suo plauso alle affermazioni del premier.
I Verdi hanno presentato una proposta alternativa al decreto del governo: cioè, una misura che punti a deindustrializzare, a risanare, a fare di Taranto una zona franca e che riqualifichi la città sul piano dell’urbanistica. Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, è consigliere comunale di Taranto, fra l’altro. E ha paura che col decreto del governo e la bad company (dove raggruppare tutte le voci negative legate all’Ilva) Taranto sia destinata a rimanere sola con i suoi veleni.
Intanto l’autorità portuale ha affidato i lavori di prolungamento del molo tarantino. Opera da cento milioni di euro, che consentirà anche di trattenere a Taranto i grandi gruppi del trasporto navale mercantile, Hutchinson ed Evergreen. La prima parte del lavoro, da 900 metri di lunghezza, sarà pronta in un anno. I restanti trecento metri, per i sei mesi successivi, stando alle prospettive.