Il titolare ha scritto al prefetto di Foggia e per conoscenza ai sindaci del territorio direttamente interessato alla vertenza. Sangalli propone di mantenere attiva a Manfredonia una parte del ciclo produttivo, con l’impiego di 70 persone, e di far continuare la restante parte a Porto Nogaro, nello stabilimento friulano dunque. Solo che i lavoratori di Manfredonia sono 250 e sono convinti che la vetreria sia nelle condizioni di produrre pienamente, basta fare gli investimenti giusti. Ovvero: il nuovo forno, operazione da 16 milioni di euro. Si sono impegnati, al riguardo, la Regione e gli enti locali ma mancano ancora cinque milioni di euro e le banche non danno i soldi perché la situazione debitoria di Sangalli è troppo gravosa. Il forno attualmente in funzione, in realtà, non lo è neanche più, dall’inizio del mese, perché ha esaurito il ciclo produttivo.
I lavoratori che rischiano il posto sono dunque 250, nello stabilimento pugliese. E sono in sit-in permamente dinanzi ai cancelli della fabbrica. Anche a Natale e Santo Stefano. Un presidio talmente rigoroso che non si arriva neanche al deposito in cui è stoccato il vetro già prodotto, materiale per otto milioni di euro. Sangalli ha perfino opposto il rifiuti alla cassa integrazione, perché vuole che appunto sia prima sbloccato l’accesso al deposito.
I lavoratori, adesso, chiedono che per lo stabilimento di Manfredonia si proceda come per l’Ilva: intervento dello Stato, per rimettere in piedi l’insediamento sipontino in breve tempo e restituirlo al mercato, a potenzialità importanti come sottolineano proprio i dipendenti. Del resto si tratta dell’unica vetreria industriale da Pisa in giù. All’incontro del 7 gennaio al ministero dello Sviluppo economico, dunque, i sindacati andranno a proporre questa via di uscita dalla situazione critica: Sangalli come Ilva.