Di seguito il comunicato:
È la primavera del 1982, i giorni della settimana santa, quando Nicola Savarese, docente presso l’Università di Lecce, introduce al teatro un giovane, quanto inconsapevole, studente di Filosofia, che si trova impiegato come facchino e trovarobe per le riprese dello spettacolo Come! And the Day will be Ours dell’Odin Teatret.
Proprio dall’incontro con gli stravaganti stranieri giunti dal nord Europa e guidati da Eugenio Barba, si genera la scintilla che qualche anno dopo avrebbe dato vita al Teatro Koreja. Il giovane si chiama Salvatore Tramacere.
Parte da qui la storia teatrale ripercorsa nel testo UN VILLAGGIO VIVENTE NELLA MEMORIA – Koreja: dall’archivio le storie (1982-1999) scritto da Maria Chiara Provenzano con la postfazione di Francesco Ceraolo, pubblicato nell’aprile 2024 da Titivillus nell’ambito di Altre Visioni 163 – Movimenti Monografie sul teatro contemporaneo per immagini, storie e documenti, collana diretta da Stefano Casi, Cristina Valenti, Franco Vazzoler (pagg.167)
PRIMA PRESENTAZIONE REGIONALE giovedì 30 maggio alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli di Bari dove sarà proprio Salvatore Tramacere ad accompagnare i presenti in un affascinante viaggio nel mondo poco conosciuto dell’archivio teatrale di Koreja le cui origini e sviluppi sono stati ripercorsi attraverso i documenti conservati dall’ente: un fondo complesso ritenuto di interesse particolarmente rilevante da parte del Ministero della Cultura e tutelato dalla Soprintendenza Archivistica della Puglia a partire dal 2007, che raccoglie la documentazione prodotta in quasi quarant’anni di attività,
A dialogare con Salvatore Tramacere, direttore artistico del Teatro Koreja ci saranno: Marco Giacomo Bascapè, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia; Franco Perrelli, ordinario Discipline dello spettacolo presso il DAMS dell’Università di Torino; Andrea Mori, animatore socio-culturale; Paolo Ponzio ordinario Dipartimento Di Ricerca e Innovazione Umanistica presso l’Università di Bari.
“Il teatro è vivo e pulsante – sottolinea Salvatore Tramacere, direttore del Teatro Koreja – ed è capace di adattarsi e di reinventarsi interpretando il presente. Una volta inventariati, mi sono più volte interrogato su come rendere vivi i documenti conservati nell’archivio di Koreja. Come trasformarli e renderli capaci di “parlare” a tutti? Maria Chiara Provenzano ha saputo coniugare il rigore della ricerca scientifica con una narrazione coinvolgente, rendendo accessibile e appassionante una storia che non appartiene solo a Koreja. Questo testo, infatti, è un invito a riflettere sul passato per meglio comprendere il presente e immaginare anche il futuro della scena teatrale del nostro territorio, e non solo. Le memorie dell’archivio “vivente” di Koreja, sono piccoli tasselli che vanno a comporre una più ampia storia teatrale del Novecento italiano. Un archivio teatrale come il nostro, seppur piccolo, è una risorsa inestimabile che permette di esplorare in profondità non solo l’evoluzione delle pratiche teatrali ma anche il loro impatto culturale e sociale: fotografie, lettere, diari, ogni documento racconta persone, dinamiche e processi creativi. Per noi l’archivio è un impegno costante: necessita una pianificazione strategica e l’adozione di pratiche innovative per garantire che rimanga “vivo” e sia risorsa preziosa e accessibile nel tempo”.
Scorrere le carte conservate in un archivio è un po’ come attraversare strade e vicoli di un villaggio che resta vivente nella memoria. Una memoria che è dell’individuo ma anche della comunità: faldoni, cartelle, videocassette, schedari con foto e diapositive, manifesti, fogli di sala, programmi, diari, taccuini, etc. raccontano di una giovinezza e di una maturità, raccontano una periferia del Meridione d’Italia, l’ansia di esistere, di resistere alla noia, alle droghe, alla norma, raccontano la ricerca di una strada che diventa metodo per una doppia identità: quella teatrale di frontiera e quella culturale del fare nella e per la comunità. Cosicché il lavoro condotto sulle carte e attraverso le memorie dell’archivio vivente restituisce piccoli tasselli di una più ampia storia teatrale.
(foto: Eduardo De Matteis)