Di seguito il comunicato:
Innovare la tradizione, mettere al primo posto la famiglia e tornare a investire in agricoltura si può. È questo il messaggio che arriva, da Turi, nella Murgia barese, dove la famiglia Netti – Antonacci ha voluto celebrare i 75 anni di fondazione della Masseria La Lunghiera guardando alle nuove generazioni: non andare più via, rimboccarsi le maniche e far prosperare la nostra agricoltura modernizzandola, tutelando i valori tramandati dalla cultura gastronomica pugliese.
Tutto ciò è una sfida possibile che è andata avanti per ben tre generazioni, sempre al femminile, iniziando dalla nonna Angela Giotta che – portando in dote due vacche di razza bruna – sposò Luigi Luisi. A sua volta Antonia Luisi, che si maritò con Nicola Netti, proseguì nell’allevamento di famiglia. Ma sua famiglia Mariangela Netti decide di fare un altro mestiere, nel settore della moda, fino a quando nel 2002 si oppone alla chiusura dell’azienda zootecnica, molla il suo lavoro e si rimette a studiare diventando una esperta casara. Oggi La Lunghiera ha una stalla 4.0 in cui ogni vacca riceve la sua razione alimentare personale, attraverso il trasponder che porta al collo al posto dell’antico campanaccio.
È questa la storia incoraggiante per i nostri giovani, che è stata condivisa da Mariangela Netti insieme al marito Enzo Antonacci ed ai tre figli, che studiano e sono tutti impegnati in Masseria, Katiana 23 anni, Francesco 22 anni e Valentina 17 anni.
La celebrazione, che si è aperta con la benedizione del cappellano militare don Franco Marotta, è stata l’occasione per condividere con oltre 220 ospiti prenotatisi gratuitamente attraverso Eventbrite di conoscere meglio la razza bruna ed il loro latte di eccellenza. Mariangela Netti, infatti, è vice presidente nazionale del Consorzio Disolabruna. Il momento scientifico, moderato dal gastronomo Sandro Romano, è iniziato con l’intervento di Giovanni Tomasoni, responsabile del Libro Genealogico ANARB (Associazione Nazionale Allevatori di Razza Bruna – Valutazioni Morfologiche) dedicato al Consorzio Disolabruna e la storia della Bruna in Italia, che ha iniziato i suoi passi in Svizzera, e negli ultimi secoli si è poi diffusa in Europa, in Italia ed in Puglia ha trovato la sua patria ideale.
I sapori nel piatto della Masseria La Lunghiera, e di tutte le aziende murgiane che innovano investendo in tecnologia, provengono da un costante lavoro di selezione genetica di vacche di alta genealogia e da continui controlli funzionali in stalla. Tradotto in cifre, questa azienda modello della murgia barese che è La Lunghiera riesce addirittura, come ha evidenziato nella sua relazione Giuseppe Mangini (Associazione Regionale Allevatori – ARA Puglia) ad ottenere risultati migliori della media nazionale. Il grasso e le proteine, fondamentali per i formaggi di qualità, sono mediamente rispettivamente del 3,95% ed il 3,75% in Puglia, il 4,05% ed il 3,59% in Italia e, per la Lunghiera, arrivano al 4,10% e al 3,80%.
Le nuove tecnologie consentono la possibilità di salvaguardia e monitoraggio del benessere degli animali allevati, tutto a vantaggio non solo delle legittime richieste della società, ma anche della efficienza produttiva, partendo dall’assunto che maggiore benessere è pre-requisito per una maggiore sostenibilità economica degli allevamenti ha evidenziato nella sua relazione il prof. Pasquale De Palo, docente della Facoltà di Veterinaria di Bari.
I prodotti lattiero caseari, anche quelli di altissima qualità, possono essere oggetto di fake news ed è sul dissolvere queste false credenze che si è soffermata Graziana Difonzo ricercatrice e docente di Food Science della Facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari. Il suo suggerimento alla attenta platea è stato quello di seguire le linee guida per una sana alimentazione stilate da CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) e SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) che raccomandano 3 porzioni giornaliere di latte o yogurt (una porzione corrisponde a 125 ml di latte o 125 g di yogurt), alle quali si dovrebbero aggiungere da 2 a 3 porzioni a settimana di formaggio fresco (100 g ciascuna) o stagionato (50 g).
A fare chiarezza ha contribuito, infine, la relazione di Michele Faccia docente della Facoltà di Scienze e tecnologie alimentari evidenziando che la produzione caseria in filiera corta rappresenta un mondo a parte, in cui la produzione è limitata nei volumi, la trasformazione è poco meccanizzata. Insomma, ha concluso il prof. Faccia, “i formaggi da filiera corta non dovrebbero competere con quelli industriali”.
Decisamente impossibile descrivere a parole, senza il gusto, la verticale di mozzarella da acido citrico (che si trova più comunemente in commercio) a confronto con quella straordinaria da siero innesto e di latte di sola bruna messa a disposizione dalla Masseria La Lunghiera, guidata dal prof. Michele Faccia.
All’evento hanno partecipato, fra gli altri, Piero Laterza, presidente Associazione Regionale Allevatori (ARA) Puglia, la senatrice Vita Maria Nocco, il sindaco di Turi Giuseppe De Tomaso.