Il maggiore gruppo siderurgico canadese è interessato all’acquisto di Acciaierie d’Italia, attualmente in amministrazioni straordinaria. Lo ha detto ieri il ministro Adolfo Urso. Altri tre possibili acquirenti erano emersi nei giorni scorsi: due gruppi indiani ed uno ucraino-olandese.
—–
Di seguito un comunicato diffuso dal Comune di Taranto:
La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sull’ex ILVA produce effetti anche e soprattutto sul procedimento che, pendente dinanzi al TAR di Lecce, ruota attorno all’ordinanza “anti-benzene” firmata nel maggio di un anno fa dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Un procedimento che, va ricordato, dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia, era stato sospeso in attesa della decisione dell’organo giudicante di Lussemburgo e che adesso, proprio alla luce di quanto statuito dalla stessa Corte, potrebbe essere ripreso a breve con l’avvio della discussione finale.
La richiesta di fissare quanto prima l’udienza in questione è stata formulata dai legali del Comune Taranto, che ha visto così premiata la strategia adottata nell’ambito di una vicenda giudiziaria che trae origine dal pericolo provocato dalla produzione dello stabilimento siderurgico alla salute dei cittadini. Un pericolo che, a giudizio della Corte di Giustizia, se ravvisato, dovrebbe portare alla sospensione delle attività industriali dell’ex ILVA, sempreché non vengano intraprese iniziative e misure idonee a scongiurare i rischi di danno sanitario per la popolazione.
Secondo i legali del Comune di Taranto, la pronuncia della Corte reca “significative indicazioni sia per l’attività amministrativa/istituzionale che dovrà essere posta in essere in sede ministeriale, sia per la definizione del presente giudizio, relativo all’Ordinanza contingibile e urgente adottata dal sindaco del Comune di Taranto alla luce del principio di precauzione e proprio tenuto conto, tra l’altro, della mancata definizione del procedimento di riesame dell’AIA per motivi sanitari, richiesto dallo stesso sindaco di Taranto sin dal 2019 e non ancora concluso, e dell’assenza di adeguate valutazioni di rischio e danno sanitario alla base degli attuali atti autorizzativi.” Un rischio ritenuto dai legali sussistente sulla scorta di quanto emerso dall’istruttoria “indipendentemente dal superamento dei livelli di concentrazione di cui al d.lgs. n. 155 del 2010, anche in considerazione della natura dell’inquinante e dell’effetto cumulo sulla popolazione tarantina, unitamente al progressivo aumento dei valori di concentrazione e dell’avvicinamento alle soglie di legge.”
La cosiddetta “istanza di prelievo”, quella con cui si chiede il riavvio del procedimento, è stata già trasmessa al TAR di Lecce che, adesso, dovrà stabilire quando celebrare l’udienza di un procedimento il cui esito potrebbe incidere in maniera massiva sul futuro dello stabilimento.
Intanto, a margine di questa importante novità, il sindaco ha voluto riprendere e fissare un concetto di cui il Governo dovrà tenere assolutamente conto. “Apprendiamo della prossima indizione della gara per il passaggio dello stabilimento – ha dichiarato il primo cittadino- ma mi prime ribadire che senza l’accordo di programma non si va da nessuna parte e che le decisioni riguardanti il nostro territorio ci devono vedere protagonisti e non succubi. La tensione sul futuro dello stabilimento siderurgico è altissima, continuare a giocare sulla pelle dei lavoratori e della cittadinanza non è accettabile. Come ho già riferito alcuni giorni fa ai commissari dell’ex ILVA in Amministrazione Straordinaria, non si può più tergiversare, bisogna prendere atto che l’unica salvezza per Taranto è l’accordo di programma, la decarbonizzazione, non ci sono altre strade.”