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Taranto, emissioni inquinanti: diffida al ministro Dopo la sentenza europea

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Di seguito il comunicato:

La recente sentenza della Grande Sezione della Corte di Giustizia Europea per la nota vicenda dello stabilimento siderurgico di Taranto ha avuto, fra l’altro, l’effetto di stroncare le condotte di rinnovo automatico delle autorizzazioni a produrre anche in assenza di valutazioni dei danni sanitari provocati. Si è giunti anche a produrre nonostante la Valutazioni di Danno Sanitario del 2021 attestasse un rischio cancerogeno inaccettabile per la salute pubblica.

Tale prosecuzione dell’inquinamento in spregio delle valutazioni epidemiologiche ha trasformato Taranto in una zona di sacrificio e persino l’Onu ha denunciato le logiche di collusione che stanno alla base degli intrecci perversi fra decisori politici e imprese che inquinano.

A Taranto per anni è stato ignorato il principio di precauzione e sono state fatte scelte in aperta contraddizione con la stessa evidenza scientifica che certificava, anche in visione predittiva, eccessi di mortalità a fronte di emissioni con sostanze notoriamente cancerogene.

Nonostante le evidenze scientifiche in campo epidemiologico, i governi italiani stringevano accordi con chi inquinava. Tali accordi prevedevano il rinnovo-riesame dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), senza lo svolgimento di alcuna valutazione sanitaria relativa all’impatto sulla salute umana.

Anche dinanzi alla Corte di Giustizia UE il Governo Meloni ed il gestore, Acciaieria d’Italia, hanno sostenuto la mancanza di un loro obbligo di procedere alle suddette valutazioni sanitarie. Ebbene, la Corte li ha smentiti categoricamente, affermando che le valutazioni preventive di impatto sanitario costituiscono il presupposto per il rilascio della AIA.

Allo stato attuale tutte le valutazioni sanitarie indicano un rischio non accettabile ai livelli produttivi autorizzati. In assenza di valutazioni sanitarie indipendenti e prive di conflitti di interesse esiste una sola scelta legittima: il non rinnovo dell’autorizzazione a produrre e il conseguente fermo degli impianti siderurgici, come già richiesto nel 2012 dall’ordinanza del GIP Patrizia Todisco.

La diffida che abbiamo notificato, e di cui riportiamo il testo integrale, si propone, pertanto, di ripristinare la legalità in difesa della salute pubblica così palesemente negletta in questi anni dalle autorità competenti in materia.

Ove non lo facessero daremo corso agli ulteriori atti che saranno rivolti ad affermare la loro responsabilità civile, amministrativa e, se del caso, anche penale.

Cinzia Zaninelli, presidente associazione Genitori tarantini

Alessandro Marescotti, presidente associazione PeaceLink

Rosa D’Amato

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