rendimentogold

basilepiccolo

Eclisse


Locorotondo: oggi si inaugura un’installazione lunga circa trecento metri Genoteca

Screenshot 20240815 075052

Di seguito un comunicato diffuso dai responsabili:

A Locorotondo l’installazione “Genoteca” si sviluppa per circa 300 metri lungo la curva panoramica di via Nardelli

Il Il 15 agosto la presentazione dell’opera di Gabriele Mundula per ESSERI URBANI 2024 Trame, in collaborazione con Mina Lisi e con la direzione artistica di Mirco Matarante.
Sarà inaugurata giovedì 15 agosto a Locorotondo la prima delle installazioni artistiche della quinta edizione di ESSERI URBANI 2024, festival di arte contemporanea, design e architettura organizzato da U Jùse APS, alla sua quinta edizione con “Trame”: un omaggio alla lunga tradizione tessile che caratterizza la Valle d’Itria, e la Puglia più in generale.

Il Festival è organizzato con il generoso contributo della BCC di Locorotondo, il patrocinio ed il contributo del Comune di Locorotondo, della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Bari, del Garante Regionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, della Orizzonti Futuri ONLUS, Ars Creandi – Laboratorio Orafo Creazioni Artigianali e di Sartoria Latorre. Il progetto è stato inoltre finanziato dalla Regione Puglia – Sezione Ricerca e Relazioni Internazionali nell’ambito dell’Avviso pubblico 2024 - Art. 8 L.R. 12/2005 “Iniziative per la pace e per lo sviluppo delle relazioni tra i popoli del Mediterraneo”.

L’opera, da titolo “GENOTECA”, si sviluppa per circa 300 metri lungo la curva panoramica di via Nardelli, che si affaccia sulla Valle d’Itria. È caratterizzata da una lunghissima schiera di casette bianche con il tetto spiovente che letteralmente “abbraccia” il centro antico: le cummerse, tipiche architetture dal tetto spiovente, risalenti al 1300 e sviluppatesi poi tra Sedicesimo e Diciassettesimo secolo in un momento di forte crescita demografica, quando l’architettura del borgo accentuò la propria caratterizzazione in senso urbano prendendo le distanze dalle forme del trullo, tipico invece dell’agro, pur conservandone gli stessi materiali costruttivi, in primis la pietra calcarea locale. Su via Nardelli l’abitato – aprendosi sulla valle – lascia scoperte le facciate imbiancate a calce, interrotte da archi e finestrelle, sopra alle quali, oltre i tetti aguzzi, emerge poderosa la Chiesa Madre, con la sua cupola ed il campanile. Al di là della via, sul declivio, i terrazzamenti a vigneto si estendono quasi fino a valle, per lasciare posto ai campi delimitati dai muretti a secco e puntellati di lecci e abitazioni, alcune anche trullo.

È proprio questo luogo simbolo il “teatro” del lavoro di Gabriele Mundula, realizzata in collaborazione con Mina Lisi e con la direzione artistica di Mirco Matarante.

In accordo con i principi promossi dal festival Esseri Urbani e dal Nuovo Bauhaus Europeo, l’opera viaggia sui binari della riscoperta di antichi saperi a servizio della rivoluzione nel mondo della moda, diventando così un omaggio alla tradizione artigianale tessile del territorio.

L’installazione si presenta al pubblico come una grande rete che funge da supporto per la creazione di una genoteca, la libreria dei geni e dei frammenti che compongono il DNA e che contiene al suo interno ogni esperienza e memoria di chi è venuto prima di noi.

Essendo quasi interamente di colore bianco l’installazione si confonde con il luogo, entrando in perfetta sintonia con l’assetto cromatico dell’area. L’alternarsi del giorno e della notte ed il movimento del sole (incluso l’effetto delle luci artificiali nelle ore notturne) svelano le trame genomiche che si proiettano sulle facciate delle cummerse esposte e sulla strada, in un gioco di luci ed ombre e di colori (i sette dello spettro della luce), che si fa contemplare dal basso verso l’alto e viceversa.

Tasche tattili consentono di tastare i materiali utilizzati.

GENOTECA ci invita a riflettere sull’importanza di un ritorno alle antiche tradizioni artigianali in contrasto alle derive consumistiche del settore tessile.

La moda è un modo di essere. L’arte del sapersi vestire, abbinare i colori ed individuare nuovi trend è un tratto identitario del nostro Paese, in grado di condizionare a livello globale l’intero settore.

Purtroppo, però, nonostante cresca sempre più l’attenzione dei consumatori sull’impatto ecologico che la moda ha sul pianeta, al primo posto tra i parametri di scelta d’acquisto vi è il costo di un capo. Ciò senza dubbio alimenta il fenomeno distruttivo del fast fashion.

Offrire alle persone capi di abbigliamento di qualsiasi tipo a prezzi irrisori ad opera di alcuni dei marchi più potenti del mondo, invoglia il ricambio veloce e spesso nasconde dietro falsi slogan lo sfruttamento illegale di manodopera a basso costo ed un enorme spreco di energie e materie prime.

In contrapposizione a ciò, negli ultimi anni stanno nascendo piccole realtà locali che si battono quotidianamente per ripristinare l’idea del “sapersi vestire” intelligentemente, con l’obiettivo di abbattere gli sprechi e riscoprire tecniche di manifattura del passato, incentivando anche il recupero di vecchi capi così da allinearsi ai valori dell’Economia Circolare.

 

Gabriele Mundula

 

Artista di trent’anni, che vive in un piccolo paese della Brianza, in Lombardia, ha ideato e realizzato l’opera. Architetto di formazione, la sua ricerca artistica personale inizia dopo una breve esperienza di tre mesi in Africa e prende il nome dal libro di James Hillman, “Il codice dell’anima”. Architettura, storia, relazioni umane, natura e misticismo sono le fonti da cui attinge per creare dispositivi in cui l’interazione umana è la componente più importante, traducendosi in opere che spaziano dalla urban alla land art fino a toccare anche il mondo del design innovativo.

Domenica Lisi

Meglio conosciuta come Mina, casalinga di Locorotondo, coltiva da anni l’hobby della lavorazione a maglia e del ricamo, realizzando con maestria vere e proprie opere d’arte. Presta la sua passione al progetto di Gabriele, lavorando a maglia centinaia di gomitoli di cotone, per un’impresa che solo una donna determinata come lei poteva accettare.

Mirco Matarante

Classe 1988, è un artista e designer dalla produzione molto eterogenea. Alla formazione accademica segue una ricerca dai forti accenti sperimentali che gli consente di avvicinarsi a tecniche e materiali differenti: con un passato da graffitista, spazia dalla scultura alla pittura alle installazioni, pur mantenendo un rapporto speciale con la modellazione della ceramica. Co-fondatore del progetto Dunae di Cisternino, attualmente vive e lavora in Valle d’Itria.


eventi nel salento




Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *