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Il programmatore di Martina Franca che in Lombardia si dedica a scherma e storia medievale Raffaele Bugelli

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Di Franco Presicci:

Condivide con i suoi amici la passione per i Templari, “cavalieri e difensori della persona, ma anche della Cristianità. Ci colpì anche la dottrina della fratellanza e dell’unione”. Un giorno baluginò l’idea di costituire un sodalizio, e, discutendo, scambiandosi idee, elaborando progetti, allargarono il loro orizzonte, acquisendo nuove conoscenze e competenze, come l’uso della spada. Quindi cercarono un maestro che li potesse preparare nella scherma medioevale e a Mortara nel 2007 trovarono la compagnia “Merito et tempore”, dove si tenevano corsi nel settore. Nel 2010, ormai allenati e con rinnovate esperienze, decisero di fondare l’Associazione culturale “Commenda San Giorgio”, nella quale incominciarono a organizzare eventi in costume e armamentario: tende, velari…, che servono per proteggere dal sole…
Il mio simpatico interlocutore è Raffaele Bugelli, 48 anni, analista programmatore senior, nato a Martina Franca e nel 2001 trapiantato a Vigevano, Della città dei trulli non conosce il dialetto, perché il padre, di Fasano, gli suggeriva di esprimersi in italiano, come accadeva a quei tempi in molte famiglie. Raffaele è una persona comunicativa, schietta, intelligente, volenterosa, positiva, che risponde senza reticenze alle domande sui suoi interessi culturali e sportivi, che a quanto pare sono più d’uno. Non sa dire da dove derivi la sua predilezione per il modellismo statico legato al Medioevo (case di quell’epoca, torri e tanto altro). Nei diversi lavori di modellismo o “diorami”, si serve di elementi di scarto e semplici come il gesso, il cartone o la balsa, dopo aver messo a punto un disegno su carta
contenente tutti i dettagli, le misure e il materiale.
Tutto è iniziato estendendo l’ambito delle amicizie nel luogo in cui si era trasferito, facendo giochi di ruolo (“GDR”) con l’utilizzo di chat messaggistiche. E da lì conobbe fra gli altri Daniele Caravaglia, uno dei suoi migliori amici, che abita a Mortara. Il primo evento, nella stessa città del “maestro di Vigevano”, Lucio Mastronardi, presso l’oratorio della chiesa di Fatima. Consisteva in un combattimento teatrale, seguito da giochi medievali per bambini (tiro della corda,
lancio di cerchietti di corda, tiro dell’arco, esibizioni con il cucchiaio con un uovo nell’incavo).
A Cerrione hanno poi allestito un accampamento con giri di scherma, con spettacoli a Casella, in Liguria, a Novara (al Castello e al Broletto), a Gallarate, a Castello Arguato, a Mortara, nella piazza e nel Castello, di epoca medioevale; e, tra le tante altre località, Morimondo. Insomma un fervore continuo e molto apprezzato.

Raffaele ne parla con entusiasmo, quasi coinvolgendo chi lo ascolta. Lo immagino vestito da templare, mentre duella con l’avversario di turno, applaudito dai cordoni di folla, come negli anni Sessanta avveniva nei dintorni di Milano alle quintane di Romano Villi, detto “Lo sceriffo della televisione”, con la sagoma del guerriero, possente e generoso, di cui ho come ricordo affettuoso una piccolissima stella in oro). Raffaele approfondisce gli studi di scherma (“Flos duellatorum”), inizialmente apprendendo le tecniche della spada a due mani, dopo aver letto e assimilato il “manoscritto di scherma tramandato in tre collezioni/versioni differenti l’una dall’altra (Getty Morgan, Pisani-Dossi, che è quella adottata da lui). Le tecniche descritte nel “Flos duellatorum”, combattimento a mano nuda, con la daga, con la spada con una o con due mani, con la daga e il bastone, con la lancia, a cavallo…”. Lo ascolto con attenzione, non perdo una sola parola del suo racconto, sia quando esalta i ruoli sia quando delinea gli ambienti in cui le competizioni si svolgono. “Un cavaliere templare indossa le braghe calzabraghe normali e imbottite, camicione bianco, stivaletti bassi, il ’gambeson’, pure imbottito, infula imbottita per il combattimento, l’usbergo, armatura di ferro in anelli sopra l’usbergo, che copre dalla testa al ginocchio insieme al “camaglio”. Sopra l’usbergo si colloca la tabarda, specie di camice scamiciato con la patente templare: la croce. “Praticamente replichiamo l’abbigliamento dell’epoca. Ah, poi si aggiungono l’elmo, la spada, la cintura”. Non tralascia alcun dettaglio, Raffaele, e fa quasi venire la voglia di prendere parte alle sue esibizioni. È un “templare” alto, robusto; ha bella una moglie, Beatrice, una figlia altrettanto bella, Desirè, brillantemente laureata. Trascorre le brevi vacanze nel trullo di famiglia a Martina, su via Mottola, o dalla mamma. Lo vedi stagliato nel tratturo attratto dal volo delle farfalle e dai suoni e dai profumi della campagna, e sembra un turista che ha lasciato il computer per godersi il fresco delle case incappucciate, le viti inginocchiate, messe a dimora dal suocero, Giovanni. E lo immagino impegnato nella vestizione per in templare. È davvero innamorato del Medioevo, lo ha studiato. “Non è un periodo di oscurantismo, un secolo buio, ma ha in sé radici sviluppate successivamente”. È cordiale e informato.

Nel 2011 ha trasmesso questa sua passione della scherma e della storia medioevale, compresi gli usi e i costumi, nell’interno dell’oratorio della chiesa di Fatima a tutti gli interessati, ai quali tra l’altro cerca d’ispirare quel senso di fratellanza e dell’aiuto reciproco, “tipico dei Templari”. Nel 2021 ha proseguito la sua attività all’oratorio di san Giuseppe, al Cascame di Vigevano. Il rispetto per gli altri, il piacere dello stare insieme, la comunanza fanno parte del suo bagaglio, che ha trasferito ai ragazzi che lo seguono. Raffaele tra l’altro è maestro di scherma, che con la sua associazione ha preso parte alla realizzazione, a Gattinara, di un corto, film documentario intitolato “La quercia e la spada”. Meritevole il suo lavoro nell’ambito dell’educazione dei giovani, perché lo sport serve anche a questo. Un maestro. La domanda sull’associazione è d’obbligo. E mi sottopone un documento, che soddisfa le mie curiosità. “I nostri fini sono diversi: rivivere in costume la vita quotidiana dell’ordine dei cavalieri templari in maniera il più possibile corrispondente alla loro realtà del periodo che va dal 1190 al 1250, con la riproposta di episodi che hanno segnato lo stesso asso di tempo: lo studio di situazioni inerente all’argomento che ci coinvolge, la collaborazione con sodalizi che hanno i nostri stessi scopi. Con ‘Ordo draconis’ ci riferiamo ai soci che desiderano approfondire specifici aspetti come l’uso delle armi bianche, arceria, giocoleria…”. E aggiunge che “l’Ordo draconis” di Vigevano’ concretizza le sue iniziative presso l’oratorio della chiesa di san Giuseppe al Cascame. E non è finita.

Raffaele Bugellli è meticoloso, attento, preciso. E completa: “Flos duellatorum”, fior di battaglia, è un documento di
lotta e scherma scritto a Ferrara da Fiore dei Liberi di Premariacco, il cui testo è stato tramandato, come detto, in tre testimoni. Bugelli ha tanto altro da dire, e lo direbbe volentieri se non temesse erroneamente di aver strappato troppo tempo al suo interlocutore, che invece era anche attirato dal suo modo di illustrare, precisare, andare a fondo. Ma a farlo decidere di concludere il discorso è un impegno assunto precedentemente con Desirè: una visita a Matera, ai suoi Sassi, le cui particolarità hanno sensibilizzato tanti registi, da Alberto Lattuada, che nel ‘52 girò il film “La Lupa” con Kerima, a Mel Gibson, a Pier Paolo Pasolini… Vengono in mente “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo
Levi, oltre al fascino, la rilevanza culturale di Matera. Il programma di Raffaele contempla anche Oria, città con il centro storico di stampo medioevale e un castello federiciano; Apricena nel Foggiano, Castel del Monte, Conversano… Insomma, ogni volta che viene in Puglia si mette sulle tracce dei centri che rispondono alle sue esigenze culturali, e non c’è niente che possa distrarlo. Abbiamo tempo -una promessa, un impegno – di riprendere questo interessantissimo discorso sui Templari, “milizia templi”, che ben presto si diffusero in Europa, dalla Francia al Portogallo, edificando moltissime chiese, denominate templi. Dettero esempio di coraggio e determinazione nelle guerre di allora, sino a quando non s’imbatterono in Federico II.


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