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Quantitative easing: cos’è la svolta di Draghi. Anche per il sud Italia Intervento di Giuseppe Di Taranto, docente di Storia dell'Economia e dell'Impresa alla Luiss

giuseppe di taranto 1

Oggi Mario Draghi, a capo della banca centrale europea, ha presentato il Quantitative easing. Molto semplicisticamente, diciamo che si tratta dell’acquisto di titoli per 60 miliardi di euro al mese. Il rilancio dell’economia parte da qui. Un’operazione estremamente complessa, peraltro. E anche molto complicata da spiegare. Abbiamo perciò chiesto aiuto alla Luiss e ci viene incontro, con l’intervento di seguito, Giuseppe Di Taranto (foto) ordinario di Storia dell’Economia e dell’Impresa. Gli abbiamo chiesto un riferimento specifico al meridione d’Italia. Cosa (se) cambia? E in meglio o no?

giuseppe di taranto 1“Il commento in generale è sicuramente positivo, perché il QE è l’unico modo per poter uscire o tentare di uscire dalla deflazione, soprattutto rispetto al diniego della Germania di mutualizzare il debito, di emettere euro bond e anche rispetto all’asimmetria che si è venuta a creare tra paesi con surplus commerciale, come la stessa Germania e quelli del Nord Europa, e paesi in deficit commerciale come quelli del Sud Europa. Era l’unica via, visto che il tasso di sconto, già a livelli bassi, non si poteva ulteriormente diminuire.

Quest’operazione è sicuramente sufficiente dal punto di vista quantitativo, ma lascia perplessi rispetto alle modalità di attuazione e, nello specifico, alla ripartizione del rischio, previsto al 20% a carico della Bce e all’80% a carico delle banche centrali nazionali. Una ripartizione squilibrata che potrebbe danneggiare alcuni Paesi e paradossalmente far aumentare lo spread. L’assunzione di debito da parte delle Banche centrali garantisce infatti meno di quella della Bce e questo può causare un aumento della speculazione a tutto svantaggio dei Paesi deboli come Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.

Questo potrebbe nuocere ancora di più all’area dell’Italia che ha meno risorse, come quella del Mezzogiorno. Quest’effetto potrebbe però essere compensato dalla svalutazione dell’euro ma soprattutto da una ripresa degli investimenti. Risulterà infatti determinante per il Sud l’attuazione del piano della Commissione europea, di oltre 300 miliardi di euro, anche se in sostanza saranno poco più di 21 miliardi. Con gli alti tassi di disoccupazione che si ritrova, il Mezzogiorno necessita di investimenti che producano reddito e creino occupazione”.


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