Di seguito un comunicato diffuso da Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti:
Con una riunione tenutasi lo scorso mercoledì 28 gennaio presso la sede dello “Sportello dei Diritti”, alcuni diportisti, o meglio ex diportisti della Darsena di San Cataldo dopo che sono stati sgombrati dallo specchio d’acqua per l’inagibilità dello stesso, hanno espresso il più vivo disappunto ed hanno deciso d’intraprendere ogni iniziativa utile, compreso quella giudiziaria, non escludendo quella penale, dopo che con estrema loro sorpresa la “Cooperativa Pescatori Capo di Leuca Finibus Terrae”, ha deciso di chiedere il saldo relativo ai contratti stipulati nel 2014 che però per forza di cose si è concluso con la “cacciata” dei natanti dal porticciolo già a luglio scorso.Tutti i presenti, infatti, hanno evidenziato, ricevute alla mano, che i ratei erano stati corrisposti integralmente sino alla data in cui hanno dovuto lasciare il porticciolo per le ragioni a tutti note. Nonostante gli stessi non abbiano usufruito di alcun servizio mentre molte delle loro barche non erano più presenti nell’area, il gestore ha comunque deciso di affidarsi ad un legale e procedere con il recupero di somme oltre a spese legali stragiudiziali e accessori, che in tutta evidenza non risultano dovute.Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell’ennesima beffa non solo per i diportisti, ma anche per tutta la comunità leccese, in quanto giocoforza viene riportata l’attenzione dell’opinione pubblica sull’annoso problema del “Porto dei Leccesi”, che nei fatti non esiste più a causa dell’inerzia colposa delle amministrazioni comunali susseguitesi che si sono dimostrate incapaci di dotare il comune capoluogo di un’adeguata struttura capace di essere da una parte degna darsena per gli appassionati del mare del luogo, ma anche porto turistico in grado di attrarre ulteriori flussi di viaggiatori.Ecco perché, la Nostra Associazione non solo si fa portavoce delle legittime lamentele dei diportisti che dopo aver regolarmente e per anni i canoni senza ricevere pressoché alcun servizio, sono stati ulteriormente traditi, ma soprattutto chiede che l’ente locale intervenga in prima persona per fermare queste ingiustificate richieste che lasciano il sapore dell’amaro ed aggravano una situazione già di per sé triste.Quest’ennesima vicenda, infine, può essere anche l’occasione affinché il governo cittadino chiarisca una volta per tutte con fatti concreti, e non solo con periodici proclami, che fine deve fare un patrimonio dei leccesi, quale la Darsena, letteralmente mandato a mare!
(foto: fonte comune.lecce.it)