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Oria: aveva 16 anni quando nel 1991, per vedere il palio, fu ucciso da un vigile urbano in servizio. Il Comune risarcì la famiglia, ora vuole i soldi indietro Mario De Nuzzo venne freddato con un colpo di pistola alla nuca. Petizione online per evitare una soluzione incredibile della vicenda. Il commissario prefettizio: storia dolorosa, darò presto delle risposte

mariio de nuzzo

antonio de nuzzoInterpellata dall’Adnkronos, Pasqua Erminia Cicoria ha detto che darà presto delle risposte. Già la settimana prossima, forse. Il commissario straordinario del Comune di Oria, dunque, vuole chiarire la questione in breve tempo. L’ha definita storia dolorosa. Anche ai limiti dell’incredibile, va aggiunto però. E la conclusione, poi, sarebbe davvero fuori dalla realtà, se davvero alla famiglia dovesse toccare anche di ridare i soldi indietro al Comune.

La vicenda è quella che, nel 1991, vide il sedicenne Mario De Nuzzo cadere sotto un colpo di pistola alla nuca sparato da un vigile urbano in servizio. L’adolescente morì, il Comune di Oria corrispose un risarcimento alla famiglia. Ora il Comune vuole i soldi indietro. Il commissario prefettizio ha detto, in realtà, di essere venuta a conoscenza della questione solo venerdì, in pratica, e che dunque studierà il caso con la massima attenzione. Intanto Antonio De Nuzzo, fratello di Mario, ha promosso su change.org una petizione online affinché, per motivi umanitari, il Comune di Oria non si faccia restituire il denaro. In poche ore la petizione ha superato quota ventimila adesioni e le firme sono già tutte a corredo della documentazione che il commissario prefettizio sta esaminando.

Di seguito il testo della petizione di Antonio De Nuzzo:

Mio fratello ucciso a 16 anni e ora ci chiedete anche i soldi indietro

Nel 1991 mio fratello Mario, di appena 16 anni, veniva ucciso con un colpo di pistola dietro la nuca da un vigile urbano in servizio, davanti a sette testimoni. La sua unica colpa, l’aver tentato di scavalcare un muretto per assistere al palio cittadino.

Il vigile è stato condannato con sentenza definitiva a 16 anni di carcere, ma ne ha scontati soltanto la metà. Non gli è mai stato imposto di risarcire la mia famiglia: la responsabilità è ricaduta sull’Amministrazione, per la quale il vigile prestava servizio. Il Comune di Oria (Brindisi), il nostro paese, è stato quindi chiamato a corrispondere ai miei genitori più di 500 mila euro di risarcimento.

Dopo due sentenze di condanna, in primo e secondo grado, il Comune ha fatto ricorso: adesso, a distanza di più di 20 anni dall’uccisione di mio fratello, la mia famiglia deve restituire la somma che ha ricevuto, con tanto di interessi e rimborsi legali. Quei soldi, però, non li abbiamo più: sono stati utilizzati dai miei genitori per costruire la cappella di famiglia e per terminare la casa dove oggi vive mio padre. Parte del denaro, poi, è stata spesa per curare mia madre, ammalatasi, e poi morta, dopo la scomparsa di mio fratello.

Sono passati più di vent’anni e al dolore e alla sofferenza sembra non sia possibile mettere fine. Nel frattempo mi sono sposato e ho fatto due bambini. E per la mia famiglia vorrei la serenità che io non ho avuto. Adesso, però, rischio il pignoramento dei miei beni e di un quinto del mio stipendio.

Il Comune di Oria, con una delibera, potrebbe rinunciare a questi soldi per motivi umanitari. Faccio appello all’Amministrazione cittadina e al Commissario prefettizio Pasqua Erminia Cicoria perché rinuncino al denaro, permettendo alla mia famiglia una vita finalmente serena.

(foto: fonte change.org-Antonio De Nuzzo-adnkronos.com)


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