Il piano di emergenza delle ultime ore fa supporre un numero di alberi da abbattere anche superiore rispetto alle stime delle ultime settimane. Il ragionamento che viene fatto è questo: per salvare il salvabile bisogna eliminare ciò che è già contaminato. Sarà una strage di ulivi. O meglio, secondo l’emergenza, la strage è stata già fatta dal virus e adesso bisogna evitare il diffondersi ulteriore della xylella, nel Salento. Non tutti condividono questo tipo di azione.
Di seguito un comunicato di Paolo Mariani, candidato al consiglio regionale della Puglia:
Una vera e propria apocalisse quanto si sta configurando nel Salento per fronteggiare l’emergenza Xylella. Eradicazione di migliaia di alberi di ulivo plurisecolari, uso intensivo di diverse sostanze chimiche su una vastissima superfice sono le principali misure stabilite per fronteggiare questa fitopatologia che da oltre un anno si sta diffondendo nella penisola salentina.
Infezione che pur non avendo una origine ufficialmente accertata, secondo molti esperti, deriverebbe proprio dall’utilizzo di sostanze chimiche e dall’abbandono di virtuose e tradizionali cure agronomiche sia degli alberi che dei terreni; elementi che potrebbero aver abbassato le naturali difese delle piante e da qui il propagarsi della malattia.
“Non sono un tecnico – dichiara Paolo Mariani candidato consigliere alla Regione Puglia per il Movimento 5 Stelle – ma da quanto apprendo, anche dalle voci ufficiali ed istituzionali, il trattamento individuato non garantirebbe affatto ne il debellamento, ne il contenimento dell’infezione ed è quindi incomprensibile e inaccettabile che si voglia “gasare” il Salento con sostanze chimiche che potrebbero avere pesanti ripercussioni sanitarie su una popolazione dove, già oggi, si rilevano tassi di malattie ambientecorrelate superiori alla norma.
Altrettanto inaccettabile la scelta di eradicare migliaia di alberi; si parla di una fascia larga un chilometro, alcuni ipotizzano persino 10 chilometri, da cui verrebbero spazzati via tutti gli ulivi presenti. E tutto questo senza che vi sia certezza sui benefici, una follia. Doppia follia quando vi sono altre opzioni che tendono a conservare invece che distruggere, alcune delle quali hanno dimostrato risultati positivi e che meriterebbero approfondimento.
Al momento la comunità scientifica non ha una posizione chiara ed ufficiale e quindi nessun trattamento dallo scenario apocalittico può essere messo in pratica mettendo a rischio la salute dei cittadini e distruggendo definitivamente un territorio e la sua storia.
Serve una soluzione al problema non un disastro sociale, sanitario ed ambientale che oltre a non risolvere il problema ne crea moltissimi altri. L’ulivo è la storia di questi territori e deve esserne pure il futuro.