Un’assemblea dei lavoratori e un documento. I sindacati che operano in rappresentanza dei lavoratori di Teleperformance, stamani a Taranto hanno indetto l’incontro al quale hanno partecipato anche alcuni esponenti istituzionali e politici del territorio. Del resto, sottolineano i responsabili delle organizzazioni sindacali, la questione di 2400 lavoratori, forza lavoro di cui circa un terzo con contratto a progetto, è questione non “semplicemente” dell’azienda di call center ma di una città intera, di un territorio intero. La seconda azienda dopo Ilva vive una situazione in cui la vicenda lavorativa è estremamente complicata: a giugno prossimo scadrà l’accordo risalente a due anni fa e le preoccupazioni sono notevoli, preoccupazioni di essere travolti un po’dalla crisi, un po’dalle norme che non vengono rispettate, un po’dalle norme in vigore.
Il Jobs act, per esempio: l’idea del governo Renzi è vista come una possibilità fornita ai datori di lavoro di fare e disfare senza tutele per i dipendenti, soprattutto quelli con contratti più fragili. Jobs act, dunque, prima emergenza. Non l’unica: delocalizzazione, un fenomeno da combattere. C’è da tutelare i posti di lavoro in Italia e, nel caso specifico, a Taranto, e basterebbe la concreta applicazione di una norma, per dare un aiuto in questo senso. Cioè: al momento della telefonata del call center, deve essere specificato al consumatore se si tratti di comunicazione dall’Italia o dall’estero, in modo che l’utente possa scegliere. Questo, nella stragrande maggioranza dei casi, non viene fatto. Altra norma disattesa: la diretiva europa, di una dozzina di anni fa, che impone per l’assegnazione di appalti, la tutela del contratto collettivo di lavoro. Ma se proprio alcune, o molte, aziende, anche grosse, enormi, facenti riferimento allo Stato, violano questa norma andando a imporre ai call center cifre assolutamente irrispettose della contrattazione collettiva. I tre problemi principali sono questi, ne sono stati esposti altri ancora. La vertenza di Teleperformance deve diventare riferimento per l’opinione pubblica del territorio tarantino, è il senso dell’iniziativa sindacale. Per non farsi trovare impreparati alla scadenza di giugno.
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QUESTI LAVORATORI CHE TEMONO PER IL LORO FUTURO SONO QUELLI CHE NON SI FANNO SCRUPOLI DI LICENZIARE, SECONDO LOGICHE CHE SFUGGONO, I LAVORATORI CO.CO.PRO A CUI SPETTA IL LAVORO PIU’ DIFFICILE ED INGRATO,OSSIA L’ATTIVITA’ OUTBOUND,QUELLA DI VENDERE PRODOTTI PER VIA TELEMATICA.
LICENZIANO PER ASSUMERE ALTRI CO.CO.PRO IN MODO DA FAR RISULTARE CHE L’AZIENDA ASSUME ED AVERE INCENTIVI STATALI PER L’OCCUPAZIONE CHE IN QUESTA MANIERA PERO’ RIMANE SEMPRE INALTERATA.
COME DIRE IL PASSO DA CARNEFICE A VITTIMA E VICEVERSA E’ BREVE