E ci sono anche moltissimi oggetti in ceramica che consentono di ricostruire la vita quotidiana di questo antico popolo che aveva conquistato il tacco d’Italia e che dalla sua capitale militare, Ceglie, si diffondeva in tutto il Salento fino a Castro. E ancora aprendo le tombe sono venuti fuori fibule, monete, corredi funerari. Gli scavi procedono, le ruspe sono ancora quotidianamente attive. La città, che essendo su un promontorio dominava la zona, protetta lungo tutto il suo perimetro da tre o addirittura quattro muraglioni invalicabili, ebbe dunque un ruolo chiave nelle strategie militari dei Messapi. Sicchè non è nuova a queste scoperte che farebbero la gioia di tutti gli antropologi, gli etnologi e gli archeologi di tutto il pianeta. Si ritiene che il suo sottosuolo nasconda veri e propri tesori. Ma a Ceglie, tra i pochi che sanno di questa scoperta, si sta spargendo una preoccupazione, che non è ancora un allarme ma potrebbe diventarlo. Siccome proprio su quell’area è prevista la costruzione di una nuova chiesa, la paura è che si proceda con gli sbancamenti e con le colate di cemento delle fondamenta, distruggendo e coprendo l’ingente patrimonio esistente che secondo gli esperti è vasto e non è secondo a luoghi famosi come Paestum o Ercolano. Come è già accaduto in passato con altre simili scoperte, nascoste e ignorate, emerse in territorio cegliese.
Vito Amico, responsabile di Speleocem, l’associazione di speleologi volontari che ha molto a cuore le straordinarie ricchezze non solo archeologiche ma anche ambientali e del sottosuolo (Ceglie è terra di grotte, cunicoli, specchie, ma anche di boschi e trulli, nonchè di una straordinaria biodiversità che va dall’orchidea cegliese allo zafferano e al tartufo) spiega bene nel video allegato il rischio incombente e i rimedi possibili. E chiama in causa il Comune: “Certo, le leggi, la sovraintendenza, il Ministero…ma non credo che questa sia la soluzione. Questa è burocrazia che non porta da nessuna parte. Qui dovrebbe intervenire l’ufficio tecnico del Comune e bloccare tutto. Vincolarlo e requisirlo, come bene dell’umanità e valore di pubblica utilità”. E ancora: “Perchè il Comune e il sindaco non prendono posizione e tacciono sulla scoperta del sito e sulla sua importanza? Non si recherebbe danno a un proprietario ma alla Curia, che dovrebbe solo aggiornare il progetto e spostare più in su la Chiesa, nella sua stessa area, di qualche metro. Quella proprietà era dei Ricci e Lodedo, di donna Rosina, una nobildonna che donò quella parte di città alla chiesa per costruire un centro per bambini”.