L’arcivescovo, in una nota, parla di un fatto non giusto né tollerabile. Commenta così, Filippo Santoro, la vicenda tragica di Alessandro Morricella, 35enne di Martina Franca morto ieri dopo essere stato travolto da un getto di ghisa incandescente, all’Ilva di Taranto. Sarà forse, o probabilmente, l’arcivescovo Santoro, responsabile per le tematiche del lavoro in seno alla conferenza episcopale italiana, a celebrare i funerali di Alessandro Morricella. Una morte, nel giorno in cui si commemoravano le vittime del lavoro e del dovere. Una morte che per Taranto, alle prese con un autentico sortilegio in tema di lavoro, purtroppo non dà quasi neanche il tempo di rifletterci su. Perché ci sono le emergenze premono, di minuto in minuto., Quelle vecchie e quelle nuove.
Stamani i responsabili del sindacato Slc Cgil tengono una conferenza stampa per fare il punto della situazione sulla vertenza Teleperformance, bomba occupazionale pronta ad esplodere in maniera devastante con quasi 2400 persone che di questo passo andranno dritte dritte a casa. La multinazionale del call center vuole ridiscutere le caratteristiche di orario (e dunque di salario) al ribasso, per non far finire l’insediamento tarantino in una newco che significherebbe, quasi certamente, chiusura. Oggi è il terzo dei quattro giorni di sciopero a singhiozzo da parte dei lavoratori del call center.
E ieri è esplosa la vicenda del porto di Taranto, con i soci di Taranto container terminal che hanno deciso di mettere in liquidazione la società. Ciò significa che, non spuntando fuori una soluzione alternativa entro due mesi e mezzo, a Taranto non arriva più neanche un container, al molo polisettoriale che, beffa, viene pure ampliato. Gli azionisti di Tct scelgono altri porti del Mediterraneo. Il governo deve dare una mano sostanziale, concreta e celere, per la soluzione alternativa, altrimenti per altri 570 lavoratori tarantini sarà nera.
E ci sono le altre vertenze, da quelle della grande distribuzione a quelle del resto della provincia. Taranto, incubo-lavoro. Che si è trasformato anche in morte. Così non si può andare avanti.