In provincia di Taranto i carabinieri hanno controllato decine di aziende, nell’azione di contrasto al caporalato. Trovate alcune decine di lavoratori irregolari, identificati più di trecento braccianti. Sono state elevate sanzioni nei confronti dei responsabili di varie aziende, per complessivi 29mila euro.
Di seguito le comunicazioni della Guardia di finanza:
Seguendo le direttive impartite dagli Organi di Vertice del Corpo e dall’Autorità Prefettizia, è stata ulteriormente intensificata l’azione di servizio dei militari del Comando Provinciale di Brindisi nel settore del lavoro agricolo. Proseguono gli interventi finalizzati al contrasto del fenomeno del “caporalato”, dell’utilizzo di lavoro nero ed irregolare, delle frodi contributive e delle indebite percezioni di contributi comunitari e nazionali. I controlli sinora eseguiti hanno riguardato tutto il territorio della provincia. Sono stati effettuati: – interventi, alle prime ore dell’alba, per identificare e verificare sia la posizione dei lavoratori che viaggiavano con i pulmini, sia l’effettivo ruolo dei conducenti dei mezzi diretti nei campi; – accessi sui fondi agricoli coltivati a vigneti ed ortaggi, al fine di meglio approfondire le modalità di reclutamento della forza-lavoro ed il rispetto degli obblighi fiscali e contributivi. All’esito di detti controlli è stata accertata complessivamente la presenza di 28 lavoratori “in nero” (tutti italiani), risultati sprovvisti sia del contratto d’assunzione che della comunicazione preventiva agli Enti preposti d’instaurazione di rapporto di lavoro. Sono in corso i necessari approfondimenti sulla “regolarità” di ulteriori 218 braccianti agricoli. Inoltre, durante uno dei predetti controlli, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria il rappresentante legale di una società agricola per oltraggio, violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale, in quanto all’atto dell’ispezione si è adoperato per contrastare con ogni mezzo l’ispezione dei finanzieri favorendo, nel contempo, il dileguarsi di diversi braccianti agricoli intenti a lavorare nei terreni attigui alla sede della predetta società. Per le situazioni di lavoro “in nero” rilevate sono state avviate le procedure per l’irrogazione della “maxisanzione”, che va da un minimo di 1.950 euro ad un massimo di 15.600 euro per ogni posizione irregolare, ai sensi della normativa di settore da ultimo modificata con la Legge n. 9/2014. Saranno, altresì, approfondite le posizioni previdenziali dei braccianti “in nero”, al fine di accertare in capo agli stessi l’eventuale indebita percezione di indennità di disoccupazione o di altri sussidi a carico del bilancio pubblico. L’azione di controllo “sul campo” si inquadra nel contesto di programmazione e coordinamento con tutte le altre Istituzioni deputate a contrastare il fenomeno.