“Siamo pronti. Ma l’agenda Junker è un pacchetto di misure che vanno applicate insieme. Non è possibile pensare alle responsabilità senza la solidarietà. Questo significa che gli hotspot partiranno quando verrà attivata la relocation dei rifugiati”. Così aveva detto nei giorni scorsi il prefetto Mario Morcone. Gli hotspot in Italia sorgeranno ad Augusta, Lampedusa, Pozzallo, Taranto e Trapani.
Quello degli hotspot, ovvero i centri in cui verranno raggruppati i migranti per le identificazioni, è uno dei cinque punti da risolvere in sede di Consiglio europeo dei ministri degli Interni e della Giustizia, in programma oggi. Un vertice che dopo la tragedia di ieri in mar Egeo, con 14 bambini morti nel naufragio di un barcone (34 i cadaveri in totale) e dopo che la Germania ha sospeso il trattato di Schengen perché non ce la fa più a contenere migranti su migranti il cui arrivo ha stremato alcune città di quel Paese nelle ultime ore, è diventato un vertice molto complicato. La Germania vuole che ci siano delle zone di attesa anche in Italia, ad esempio. I cinque punti-chiave sono essenzialmente cinque: quote per il ricollocamento, asilo condiviso, reinsediamento, gli hotspot di cui si è detto, lista dei Paesi sicuri. Questo, in un’Europa che è spaccata in due, fra chi è per l’accoglienza e chi, sempre più (Ungheria in prima fila) per il pugno duro.