L’ultimo disservizio della serie, al comando di polizia dei vigili urbani di Martina Franca, è stato il 26 dicembre. Un classico, nei giorni di festa. Ecco, quel giorno di festa, lì si è rotto l’impianto di climatizzazione. Siccome lì siamo nell’ambito del casermone da unione sovietica, enorme e freddo solo a guardarlo, fa un freddo cane. Così, andare dai vigili urbani, significa trovarne uno col berretto in testa, un altro col maglione, il giaccone, imbacuccato, a tossire per la bronchite. Il piantone, siccome si trova di fronte alla porta d’ingresso, forse sta meglio perché quando quella porta si apre entra aria a una decina di gradi. Sta più caldo, insomma.
L’impianto di climatizzazione, si è detto, ha deciso di sfasciarsi il 26 dicembre. L’ultimo disservizio della serie. Anzi no, il penultimo, perché il tecnico è andato a riparare, poi si è guastato di nuovo, l’impianto. Diagnosi del medico (cioè il tecnico): è un impianto vecchio.
Poche settimane prima, dai bocchettoni dell’aria, quando piovve in maniera notevolissima, uscì acqua e bagnò quelli della polizia municipale al lavoro. Della serie: ma dove li avete mandati, quei 26 poveri vigili urbani? Quasi quasi fanno a gare per stare di pattuglia in mezzo alla strada, si fatica di meno che non a stare lì dentro. Soffitto alto, aria fredda, di quel freddo stantio e penetrante nelle ossa, fattele sei ore di lavoro lì.
Non è bastata una sverniciata all’esterno del centro servizi, per dire che è tutto rinnovato. Una spennellata per rinfrescare la facciata, ma dentro è vecchio, malfunzionante, inadatto. Come molte, troppe cose, dell’amministrazione pubblica nell’ultimo anno e mezzo.